Autore: Redazione Centrale

  • Bolle sì, ma parliamo un po’ di Massimo Murru

    Murru e Guillem

    MILANO. 26 MAR. Oggi è il compleanno di Roberto Bolle che compie 41 anni, il Roberto bellissimo ed amatissimo dal pubblico di tutto il mondo, compreso quello che la danza la frequenta poco, il Roberto che si vede su tutti i rotocalchi, su tutte le riviste di moda, ospite ad ogni trasmissione televisiva importante, insomma quel Roberto che fa notizia sempre e comunque.

    Ebbene proprio oggi vogliamo andare controcorrente per volgere l’attenzione dei lettori su un altro grande artista della danza che, alla pari di Roberto, è anche lui etoile del Teatro alla Scala: Massimo Murru.

    Murru nasce a Milano dove inizia a studiare danza alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala diplomandosi nel 1990. Nello stesso anno entra a far parte del Corpo di Ballo. Viene promosso primo ballerino nel 1994 dopo la sua prima recita come interprete principale in L’histoire de Manon di Kenneth MacMillan. Da allora ha interpretato i principali ruoli del repertorio classico.

    Viene subito notato da Roland Petit, diventando uno degli interpreti preferiti delle sue coreografie. Roland Petit gli affida infatti numerosi titoli del suo repertorio e lo porta a danzare, prima étoile italiana ospite, all’Opéra di Parigi nel suo Notre-Dame de Paris . Per lui Petit firma numerose creazioni: Chéri, con Carla Fracci, Bolero, su musica di Maurice Ravel, Le lac de cygnes et ses maléfices e l’assolo Les feuilles mortes.

    Straordinario partner di Sylvie Guillem con cui ha un feeling importante dovuto alla grande stima reciproca. “Lavorare con Sylvie è una grande fortuna per una persona che fa questo mestiere. – dice il ballerino- Credo che sia l’unica grande artista in questo campo oggi e quindi costruire uno spettacolo con lei è un grande onore, un grande impegno, una grande gioia. Credo non si potrebbe sperare di meglio”. Come dargli torto.

    Ed allora perché di un “pezzo da novanta” così, di un artista di tal calibro, fuori dagli schemi per qualità fisiche ed artistiche, si parla meno? La risposta è semplice Massimo Murru è una persona molto riservata, che non amo molto apparire. Lui stesso in un’intervista ha affermato: “Credo la cosa più marcata del mio carattere sia proprio la riservatezza”. E come sappiamo la riservatezza è una grandissima dote.

    Forse non tutti sanno che da bambino avrebbe voluto diventare un karateka, e se dovesse rinascere il suo sogno sarebbe quello di cantare. Come ogni artista e persona sensibile tutte le volte che affronta un nuovo lavoro, una nuova avventura sente dentro di sé quel momento di paura dovuto all’incertezza di non essere all’altezza, di non riuscire come vorrebbe nella realizzazione del suo intento, ma lo spessore che  infonde ai propri personaggi e alla sua estetica non lo fa mai sbagliare perché deriva da quel profondo e accurato lavoro di analisi che affronta ogni volta che deve calarsi in un ruolo. La conoscenza di cosa sta ballando e il trasporto emotivo sono il fondamento della sua arte, per lui tutte le volte significa cominciare da capo.

    Con lo Schiaccianoci di Nacho Duato in programma al Teatro alla Scala dal 9 febbraio al 13 marzo scorso, per Massimo Murru è iniziato un nuovo percorso di professeur e maître, che lo trova occupato nelle lezioni e nelle prove dei solisti. Un percorso che gli consente di mettere la sua ricca e preziosa esperienza di étoile a disposizione dei colleghi scaligeri, oltre ad essere un  vanto per il Teatro milanese e per l’Italia, in quanto Murru è senza dubbio un portabandiera di prestigio  della danza internazionale.

    FRANCESCA CAMPONERO

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  • L’evoluzione dei tempi. La solitudine di coppia

    La solitudine

    GENOVA. 25 MAR. Per logica universale, a chiunque giungesse per la prima volta sul nostro Pianeta e nulla sapesse dei suoi abitanti, della loro storia e delle loro tradizioni, sarebbe difficile spiegare, vista l’imponente densità abitativa dei nostri aggregati urbani,  come mai la solitudine è diventata una delle piaghe, più o meno percepite, dell’uomo civilizzato.

    Una condizione che trae origine e motivazione all’interno di Società dissennatamente ego-logiche ed individualiste, nelle quali, oggi, la predominanza della “comunicazione”, enormemente incentivata dall’ausilio di avvenieristiche tecnologie atte a consentirne un’estensione illimitata, resta, nella sua più elementare applicazione,  relegata ad eventi irrituali e locali, ostaggio di usi e costumi (ostili) e subordinata all’esistente dicotomia tra latitudini e realtà differenti, tra metropoli e paese.

    Per un verso, questa solitudine si radica, irrimediabile, nella diffidenza reciproca, solo in parte comprensibile; per l’altro, si intride di un progresso tecnologico metamorfico, dagli effetti dubbi  quantomeno in termini di sviluppo della qualità di vita individuale e di relazioni di prossimità, su cui é prudente rivolgere una periodica attenzione sociale e sociologica, vieppiù nei confronti delle nuove e più gracili generazioni.

    Questa “solitudine”, osservabile in ogni brulicare civico, sta manifestandosi in ossimoro, in una sua variante tipologica nociva ed illogica: la solitudine di coppia.

    La questione assume tratti drammatici, qualora, dotati di adeguato spirito critico od intento speculativo, se ne riconoscano l’incidenza ed il gravame su quel (poco) che resta della “famiglia”, intesa come “un insieme di 2 o più persone” (cit. Dizionario Devoto-Oli).

    Non è immaginaria la sensazione di estraniamento che essa connota. Come che sia, sarebbe forse semplicistico e riduttivo ricondurre tale reclusiva condizione all’ammiccante ipertrofia tecnologica, sebbene quest’ultima non agevoli né stimoli il libero fluire del linguaggio e quindi le relazioni dirette e naturali tra individui.

    Nondimeno, come traggo anche da un recente scritto di Orietta MP Bassano, tale silenziosa solitudine di coppia è “reciprocamente angosciante” (cit.), interclusa ormai in una zonizzazione affettiva ristretta ed auto-assegnata.

    Nondimeno, l’ottundimento da social, strumento ormai inseparabile  dall’uomo, “come i pirati e il rum”, richiama, in una espressione senza tempo, il disperato “fermati, passante dagli occhi a terra”, verso di una poesia della M. Cvetaeva.

    Ciò lascia ulteriore e conclusivo spazio all’amara considerazione di C.Cassola:  “La vita in comune non apre il carcere della solitudine”.

    Massimiliano Barbin Bertorelli

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  • Ora legale, questa notte alle 2 lancette avanti di un’ora

    Questa notte arriva l’ ora legale: lancette avanti di un’ora alle due

    ROMA. 26 MAR. Questa notte, tra sabato 26 e domenica 27 marzo, nella giornata di Pasqua, torna l’ ora legale che resterà in vigore per sette mesi fino alla notte fra sabato 29 ottobre 2016 e domenica 30 ottobre 2016

    Alle due del mattino di domenica 27 marzo, con l’ ora legale, scatterà infatti lo spostamento delle lancette degli orologi, che dovranno essere regolati un’ora avanti.

    Si dormirà 60 minuti in meno, con un risparmio energetico per l’Italia di circa 92,6 milioni di euro. Il tutto permetterà un risparmio di consumi di energia elettrica pari a 556,7 milioni di kilowattora. In termini di costi, secondo la stima di Terna il risparmio per il 2014 sarà di circa 92,6 milioni di euro.

    Ciò è dovuto al fatto che Aprile ha giornate più “corte” in termini di luce naturale, rispetto ai mesi dell’intero periodo.

    Gli esperti consigliano alcuni accorgimenti per risentire meno possibile del cambio d’orario.

    • Per quanto riguarda sabato: cercare di anticipare i pasti di un’ora, spostare gli orologi in avanti per evitare spiacevoli inconvenienti e non andare a dormire troppo tardi.
    • Per domenica: cercare di svegliarsi presto e non più tardi delle nove; fare una bella passeggiata al sole, che è il principale regolatore degli orologi biologici interni; poi nel pomeriggio dopo le quattro evitare di esporsi al sole.

    L’ ora legale può avere effetti negativi anche sulla postura e aggravare i sintomi da mal di schiena. Il prof. Alessandro Napoli, docente all’Università di Roma La Sapienza e premiato ad Harvard, spiega questo rapporto poco conosciuto.

    Se si soffre di mal di schiena, la mancanza di sonno tenderà ad aggravare i sintomi per diversi motivi. Mentre dormiamo, infatti, avviene gran parte della riparazione dei tessuti. Inoltre, la mancanza di sonno provoca squilibri chimici a livello cerebrale e si abbassa la soglia di sopportazione del dolore. Le persone che non dormono abbastanza soffrono più di dolore cronico.

    Dormendo di meno avviene l’affaticamento dei muscoli della schiena che influenza negativamente la colonna vertebrale con conseguente cattiva postura. Quando la colonna vertebrale non è in allineamento corretto, i muscoli, i dischi e le articolazioni della colonna vertebrale sono sottoposte a maggior stress. I muscoli di una schiena affaticata sono più facilmente contratti. (nella foto: lancette avanti di un’ora: arriva l’ ora legale).

    E per prevenire il mal di schiena ci sono alcuni piccoli accorgimenti:

    • Alimentazione ricca di antiossidanti: ad esempio in questo periodo favorire gli estratti a base di finocchio e carote, l’uso di prodotti freschi come gli asparagi (meglio se selvatici), il carciofo e limitare il più possibile gli zuccheri raffinati e l’alcool.
    • Attività Fisica: Una buona e costante tonicità muscolare è il rimedio migliore per prevenire disturbi cronici della zona lombare; non importa la tipologia di attività importa la costanza ed un carico di lavoro gentile specie all’inizio. Chiaramente nella fase di dolore acuto è necessario ripristinare una condizione di assenza di dolore (ad esempio con tecniche come la radiofrequenza pulsata) per poi mantenere lo stato di benessere con della ginnastica posturale; contemporaneamente alla correzione posturale è possibile e consigliato riprendere l’attività fisica.

    Internet: https://it.wikipedia.org/wiki/Ora_legale

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  • Bolle sì, ma parliamo un po’ di Massimo Murru

    Murru e Guillem

    MILANO. 25 MAR. Oggi è il compleanno di Roberto Bolle che compie 41 anni, il Roberto bellissimo ed amatissimo dal pubblico di tutto il mondo, compreso quello che la danza la frequenta poco, il Roberto che si vede su tutti i rotocalchi, su tutte le riviste di moda, ospite ad ogni trasmissione televisiva importante, insomma quel Roberto che fa notizia sempre e comunque.

    Ebbene proprio oggi vogliamo andare controcorrente per volgere l’attenzione dei lettori su un altro grande artista della danza che, alla pari di Roberto, è anche lui etoile del Teatro alla Scala: Massimo Murru.

    Murru nasce a Milano dove inizia a studiare danza alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala diplomandosi nel 1990. Nello stesso anno entra a far parte del Corpo di Ballo. Viene promosso primo ballerino nel 1994 dopo la sua prima recita come interprete principale in L’histoire de Manon di Kenneth MacMillan. Da allora ha interpretato i principali ruoli del repertorio classico.

    Viene subito notato da Roland Petit, diventando uno degli interpreti preferiti delle sue coreografie. Roland Petit gli affida infatti numerosi titoli del suo repertorio e lo porta a danzare, prima étoile italiana ospite, all’Opéra di Parigi nel suo Notre-Dame de Paris . Per lui Petit firma numerose creazioni: Chéri, con Carla Fracci, Bolero, su musica di Maurice Ravel, Le lac de cygnes et ses maléfices e l’assolo Les feuilles mortes.

    Straordinario partner di Sylvie Guillem con cui ha un feeling importante dovuto alla grande stima reciproca. “Lavorare con Sylvie è una grande fortuna per una persona che fa questo mestiere. – dice il ballerino- Credo che sia l’unica grande artista in questo campo oggi e quindi costruire uno spettacolo con lei è un grande onore, un grande impegno, una grande gioia. Credo non si potrebbe sperare di meglio”. Come dargli torto.

    Ed allora perché di un “pezzo da novanta” così, di un artista di tal calibro, fuori dagli schemi per qualità fisiche ed artistiche, si parla meno? La risposta è semplice Massimo Murru è una persona molto riservata, che non amo molto apparire. Lui stesso in un’intervista ha affermato: “Credo la cosa più marcata del mio carattere sia proprio la riservatezza”. E come sappiamo la riservatezza è una grandissima dote.

    Forse non tutti sanno che da bambino avrebbe voluto diventare un karateka, e se dovesse rinascere il suo sogno sarebbe quello di cantare. Come ogni artista e persona sensibile tutte le volte che affronta un nuovo lavoro, una nuova avventura sente dentro di sé quel momento di paura dovuto all’incertezza di non essere all’altezza, di non riuscire come vorrebbe nella realizzazione del suo intento, ma lo spessore che  infonde ai propri personaggi e alla sua estetica non lo fa mai sbagliare perché deriva da quel profondo e accurato lavoro di analisi che affronta ogni volta che deve calarsi in un ruolo. La conoscenza di cosa sta ballando e il trasporto emotivo sono il fondamento della sua arte, per lui tutte le volte significa cominciare da capo.

    Con lo Schiaccianoci di Nacho Duato in programma al Teatro alla Scala dal 9 febbraio al 13 marzo scorso, per Massimo Murru è iniziato un nuovo percorso di professeur e maître, che lo trova occupato nelle lezioni e nelle prove dei solisti. Un percorso che gli consente di mettere la sua ricca e preziosa esperienza di étoile a disposizione dei colleghi scaligeri, oltre ad essere un  vanto per il Teatro milanese e per l’Italia, in quanto Murru è senza dubbio un portabandiera di prestigio  della danza internazionale.

    FRANCESCA CAMPONERO

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  • La Cassazione boccia Asl di Genova e riconosce i precari

    Codacons: il tutto nasce dal ricorso presentato presso il Tribunale di Genova da due dipendenti assunti a termine dalla Asl di Genova

    GENOVA. 25 MAR. Con una importantissima sentenza del 15 marzo scorso le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno messo un punto sulla questione della legittimità o meno del ricorso al precariato nel pubblico impiego, con particolare riguardo al comparto sanità, stabilendo che le Asl, Aziende Sanitarie Locali non possono più ricorrere al continuo rinnovo dei contratti a tempo determinato senza assumere personale tramite concorso e che, se lo fanno, devono risarcire il danno cagionato ai propri dipendenti, per averli costretti ad una condizione di precarietà. Ne dà notizia il Codacons, che ha avviato da tempo una battaglia giudiziaria in favore dei precari italiani.

    “La vicenda – spiega il Codacons – nasce dal ricorso presentato presso il Tribunale di Genova da due dipendenti assunti a termine dalla Asl di Genova, i cui contratti a tempo determinato venivano di volta in volta rinnovati addirittura a partire dal 1999. Il ricorso è stato presentato per ottenere la stabilizzazione, le differenze retributive dovute in relazione all’anzianità di servizio maturata e il risarcimento del danno per gli anni di precariato cui i ricorrenti erano stati costretti. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Genova hanno dato ragione ai due lavoratori e, il 15 marzo scorso, anche le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Pres. Renato Rordorf, Rel. Giovanni  Amoroso), hanno duramente condannato il comportamento della Asl, scrivendo nella sentenza:

    ‘Il lavoratore, che abbia reso una prestazione lavorativa a termine in una situazione di ipotizzata illegittimità della clausola di apposizione del termine al contratto di lavoro o, più in generale, di abuso del ricorso a tale fattispecie contrattuale, subisce gli effetti pregiudizievoli che, come danno patrimoniale, possono variamente configurarsi. Si può soprattutto ipotizzare una perdita di chance nel senso che, se la pubblica amministrazione avesse operato legittimamente emanando un bando di concorso per il posto, il lavoratore, che si duole dell’illegittimo ricorso al contratto a termine, avrebbe potuto parteciparvi e risultarne vincitore. Le energie lavorative del dipendente sarebbero state liberate verso altri impieghi possibili ed in ipotesi verso un impiego alternativo a tempo indeterminato. Il lavoratore che subisce l’illegittima apposizione del termine o, più in particolare, l’abuso della successione di contratti a termine rimane confinato in una situazione di precarizzazione e perde la chance di conseguire, con percorso alternativo, l’assunzione mediante concorso nel pubblico impiego o la costituzione di un ordinario rapporto di lavoro privatistico a tempo indeterminato.

    L’evenienza ordinaria è la perdita di chance risarcibile come danno patrimoniale nella misura in cui l’illegittimo (soprattutto se prolungato) impiego a termine abbia fatto perdere al lavoratore altre occasioni di lavoro stabile.

    Ma non può escludersi che una prolungata precarizzazione per anni possa aver inflitto al lavoratore un pregiudizio che va anche al di là della mera perdita di chance di un’occupazione migliore’.

    Con particolare riguardo, poi, alla prova in giudizio del danno, il principio affermato dalla Corte è stato, se possibile, ancora più rivoluzionario. Le Sezioni Unite hanno infatti chiarito che il danno per il dipendente pubblico è altro rispetto a quello subito dal lavoratore privato, posto che, nel caso del pubblico dipendente: ‘occorre (…) una disciplina concretamente dissuasiva che abbia, per il dipendente, la valenza di una disciplina agevolativa e di favore, (….) La misura dissuasiva ed il rafforzamento della tutela del lavoratore pubblico, quale richiesta dalla giurisprudenza della Corte di giustizia, è proprio in questa agevolazione della prova da ritenersi in via di interpretazione sistematica orientata dalla necessità di conformità alla clausola 5 del più volte cit. accordo quadro: il lavoratore è esonerato dalla prova del danno nella misura in cui questo è presunto e determinato tra un minimo ed un massimo’.

    Ecco dunque, il principio di diritto affermato dalle Sezioni Unite: va conseguentemente cassata l’impugnata pronuncia con rinvio alla Corte d’appello di Genova in diversa composizione che si adeguerà al seguente principio di diritto: nel regime del lavoro pubblico contrattualizzato in caso di abuso del ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato da parte di una pubblica amministrazione il dipendente, che abbia subito la illegittima precarizzazione del rapporto di impiego, ha diritto al risarcimento del danno con esonero dall’onere probatorio nella misura e nei limiti di cui alla l. 4 novembre 2010, n. 183”.

    “Ora – spiega il presidente Carlo Rienzi Codacons – tutti i lavoratori precari delle Asl e della sanità, in generale, possono avanzare analoga richiesta risarcitoria, e ottenere fino a 50mila euro di indennizzo ciascuno e la stabilizzazione della propria posizione lavorativa”.

    Il Codacons ha lanciato oggi sul sito www.codacons.it un’ azione collettiva in favore dei lavoratori di Asl e ospedali pubblici che abbiano subito il continuo rinnovo dei contratti a termine in violazione delle norme vigenti. Per aderire è sufficiente seguire le indicazioni riportate sul sito dell’associazione. (nella foto: una sede dell’ Asl di Genova).

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  • Sanità, dalla Cassazione un riconoscimento ai precari

    La Cassazione boccia azienda sanitaria ospedaliera per quanto riguarda i precari

    GENOVA. 25 MAR. Con una importantissima sentenza del 15 marzo scorso le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno messo un punto sulla questione della legittimità o meno del ricorso al precariato nel pubblico impiego, con particolare riguardo al comparto sanità, stabilendo che le Aziende Ospedaliere non possono più ricorrere al continuo rinnovo dei contratti a tempo determinato senza assumere personale tramite concorso e che, se lo fanno, devono risarcire il danno cagionato ai propri dipendenti, per averli costretti ad una condizione di precarietà. Ne dà notizia il Codacons, che ha avviato da tempo una battaglia giudiziaria in favore dei precari italiani.

    “La vicenda – spiega il Codacons – nasce dal ricorso presentato presso il Tribunale di Genova da due dipendenti assunti a termine dalla Azienda Ospedaliera Universitaria “San Martino”, i cui contratti a tempo determinato venivano di volta in volta rinnovati addirittura a partire dal 1999.

    Il ricorso è stato presentato per ottenere la stabilizzazione, le differenze retributive dovute in relazione all’anzianità di servizio maturata e il risarcimento del danno per gli anni di precariato cui i ricorrenti erano stati costretti. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Genova hanno dato ragione ai due lavoratori e, il 15 marzo scorso, anche le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Pres. Renato Rordorf, Rel. Giovanni  Amoroso), hanno duramente condannato il comportamento dell’Azienda  ospedaliera, scrivendo nella sentenza:

    ‘Il lavoratore, che abbia reso una prestazione lavorativa a termine in una situazione di ipotizzata illegittimità della clausola di apposizione del termine al contratto di lavoro o, più in generale, di abuso del ricorso a tale fattispecie contrattuale, subisce gli effetti pregiudizievoli che, come danno patrimoniale, possono variamente configurarsi. Si può soprattutto ipotizzare una perdita di chance nel senso che, se la pubblica amministrazione avesse operato legittimamente emanando un bando di concorso per il posto, il lavoratore, che si duole dell’illegittimo ricorso al contratto a termine, avrebbe potuto parteciparvi e risultarne vincitore. Le energie lavorative del dipendente sarebbero state liberate verso altri impieghi possibili ed in ipotesi verso un impiego alternativo a tempo indeterminato. Il lavoratore che subisce l’illegittima apposizione del termine o, più in particolare, l’abuso della successione di contratti a termine rimane confinato in una situazione di precarizzazione e perde la chance di conseguire, con percorso alternativo, l’assunzione mediante concorso nel pubblico impiego o la costituzione di un ordinario rapporto di lavoro privatistico a tempo indeterminato.

    L’evenienza ordinaria è la perdita di chance risarcibile come danno patrimoniale nella misura in cui l’illegittimo (soprattutto se prolungato) impiego a termine abbia fatto perdere al lavoratore altre occasioni di lavoro stabile.

    Ma non può escludersi che una prolungata precarizzazione per anni possa aver inflitto al lavoratore un pregiudizio che va anche al di là della mera perdita di chance di un’occupazione migliore’.

    Con particolare riguardo, poi, alla prova in giudizio del danno, il principio affermato dalla Corte è stato, se possibile, ancora più rivoluzionario. Le Sezioni Unite hanno infatti chiarito che il danno per il dipendente pubblico è altro rispetto a quello subito dal lavoratore privato, posto che, nel caso del pubblico dipendente: ‘occorre (…) una disciplina concretamente dissuasiva che abbia, per il dipendente, la valenza di una disciplina agevolativa e di favore, (….) La misura dissuasiva ed il rafforzamento della tutela del lavoratore pubblico, quale richiesta dalla giurisprudenza della Corte di giustizia, è proprio in questa agevolazione della prova da ritenersi in via di interpretazione sistematica orientata dalla necessità di conformità alla clausola 5 del più volte cit. accordo quadro: il lavoratore è esonerato dalla prova del danno nella misura in cui questo è presunto e determinato tra un minimo ed un massimo’.

    Ecco dunque, il principio di diritto affermato dalle Sezioni Unite: va conseguentemente cassata l’impugnata pronuncia con rinvio alla Corte d’appello di Genova in diversa composizione che si adeguerà al seguente principio di diritto: nel regime del lavoro pubblico contrattualizzato in caso di abuso del ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato da parte di una pubblica amministrazione il dipendente, che abbia subito la illegittima precarizzazione del rapporto di impiego, ha diritto al risarcimento del danno con esonero dall’onere probatorio nella misura e nei limiti di cui alla l. 4 novembre 2010, n. 183”.

    “Ora – spiega il presidente Carlo Rienzi Codacons – tutti i lavoratori precaridella sanità, in generale, possono avanzare analoga richiesta risarcitoria, e ottenere fino a 50mila euro di indennizzo ciascuno e la stabilizzazione della propria posizione lavorativa”.

    Il Codacons ha lanciato oggi sul sito www.codacons.it un’ azione collettiva in favore dei lavoratori degli ospedali pubblici che abbiano subito il continuo rinnovo dei contratti a termine in violazione delle norme vigenti. Per aderire è sufficiente seguire le indicazioni riportate sul sito dell’associazione.

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  • Guardia Costiera, nuovi soccorsi nel Mar Egeo

    Nuovi soccorsi della Guardia Costira nel Mar Egeo

    ROMA. 25 MAR. Nuovi soccorsi nell’Egeo. Alle prime luci dell’alba la motovedetta della Guardia Costiera Italiana CP 292, a Kos, ha soccorso un gommone, salvando 14 migranti, tutti uomini, 7 afghani e 7 pahistani.

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  • A maggio European Opera Day, Giornate europee dell’opera

    l’ European Opera Day dal 6 all’ 8 maggio

    GENOVA. 25 MAR. Dal 6 all’8 maggio 2016 si terrà la decima edizione degli European Opera Day, Giornate europee dell’opera.
    Ogni anno, il fine settimana più vicino alla data del 9 maggio (festa dell’Europa), teatri d’opera in Europa, e oltre confine, aprono le porte al pubblico di appassionati, e non, per celebrare l’arte della lirica e il talento di coloro che la fanno.

    Le Giornate europee dell’Opera celebrano l’opera come forma d’arte.
    Il loro scopo è quello di contribuire a portare l’opera nella corrente principale della pratica culturale e di migliorare il suo apprezzamento nella società di oggi.

    I primi European Opera Days si tennero nel febbraio 2007, esattamente nello stesso tempo in cui Opera Europa e Opéra National de Paris hanno ospitato il primo European Opera Forum, in collaborazione con Fedora, Reseo e Juvenilia. Lo European Opera Forum ha messo insieme più di 600 partecipanti – circa 400 professionisti lirici, 50 artisti, 70 amanti e amici dell’opera e oltre 100 giovani delegati.

    Ma al fine di rendere risonante per fare questo importante incontro e dibattito sull’opera in occasione del 400º anniversario del genere, gli European Opera Days sono stati creati, incoraggiando gli enti lirici di tutta Europa ad aprire le porte e accogliere un pubblico eterogeneo per attività speciali.

    Da allora, un tema annuale dona a ogni edizione una nuova prospettiva, un nuovo spunto per aprire un dialogo con le comunità locali. La ricerca per mezzo di sondaggi sul pubblico mostra che più del 60% dei partecipanti ha avuto il suo primo incontro con il proprio teatro lirico di riferimento proprio durante queste giornate speciali. Ed è un risultato importante il fatto che sin dalla prima edizione più di 1.000.000 di persone ha preso parte nelle diverse ed abbondanti iniziative offerte durante gli European Opera Days.

    Quest’anno ricorre la X edizione degli European Opera Days. Per celebrare questa tappa importante, é stato scelto un tema particolare: Theatre of the world.

    NOVITA’ DALL’ITALIA: i primi di marzo è stato presentato in Senato un disegno di legge che prevede di dedicare il 2018 a Rossini!

    FRANCESCA CAMPONERO

    Internet: www.operadays.eu

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  • Quarto Compleanno di Radiorimasto

    Radio Rimasto festa ai Giardini Luzzati

    GENOVA. 25 MAR. Domani, Sabato 26 Marzo 2016 ai Giardini Luzzati ore 21, si festeggia il compleanno di Radiorimasto, web radio genovese che da 4 anni si occupa di quelle migliaia di musicisti in tutto il mondo che scelgono di tutelare la propria musica con metodi gratuiti ed alternativi che non siano quelli classici di protezione dei diritti d’autore, c’è infatti chi opta per Creative Commons, per il Copyleft, e sempre di più per totally free, ossia creano e distribuiscono senza alcun vincolo la propria produzione.

    La trasmissione vuole essere mezzo di informazione e divulgazione di materiale e dinamiche sconosciute ai più.Dai luoghi più disparati del pianeta arrivano mail con mp3 , a volte sono label creative commons, ne cito due italiane Subterra label e Subcava Sonora, e sono una vera miniera. Da un po’ di tempo radiorimasto è entrata a far parte del circuito Radio Gazzarra, la radio dell’arci liguria che ha trovato alloggio nel nuovo Teatro Altrove. RadioRimasto dj porta in giro la voce della sua radio con djset a 360gradi dentro l’incredibile pianeta della musica libera.

    Un gran concerto di puro “rock psichedelico” alla vecchia per una serata di festa con i Koonda Holaa, o Kamilsky, o Kamil Kruta, figura mitologica, metà hippie e metà freakpunk, che imperversa fra due continenti ormai da quasi trent’anni, con l’esperienza del carcere per motivi politici giovanissimo sotto il regime nella sua natale cecoslovacchia, all’emigrazione in USA per ritrovare nuova linfa artistica a metà degli anni novanta, passando per moltissime partecipazioni alle vicissitudini di band di culto europee e americane, dove il suo tocco estroso non mancà mai di sorprendere.

    Facebook: https://www.facebook.com/radiorimasto/

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  • Amichevole: Italia-Spagna 1-1, ottima prova azzurra ad Udine

    Antonio Conte

    GENOVA 25 MAR.  Tanta Italia e poi un lampo di Spagna. La banda di Conte ha mostrato i muscoli a Udine in vista dei prossimi Europei, mettendo in difficoltà la selezione di Del Bosque, campione continentale in carica ma convincente solo a tratti. Basti pensare che a meritare la stelletta di migliore in campo per gli iberici è stato il portiere De Gea. Se il primo tempo alla “Dacia Arena” non è particolarmente ricco di emozioni, la ripresa è tutta un’altra cosa. E lo dimostra la spaccata-gol di Insigne (68′) – subentrato a Eder e già vicino all’1-0 qualche istante prima. La risposta dei campioni d’Europa non si è fatta però attendere e si è concretizzata appena due minuti dopo, quando Aduriz – approfittando di un colpo di testa di Morata in posizione di off-side – ha superato Buffon.

    Ritorno. I tentativi di andare a segno da una parte e dall’altra non sono mancati di certo. Così quando è venuto il momento di inserire forze fresche il commisario tecnico ha fatto alzare dalla panchina – dove sono rimasti per l’intera gara Soriano e Ranocchia – il nostro De Silvestri (89′), che è tornato così a calcare un campo in azzurro nove mesi dopo il brutto infortunio di Spalato. La Nazionale raccoglie dunque oltre l’1-1 tanti applausi, ma rimanda l’appuntamento con la vittoria al prossimo test contro la Germania (martedì 29 all’”Allianz Arena” di Monaco).

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