Autore: Redazione Centrale

  • Il prezzo dell’ olio di gomito by Ligucibario

    Olio di gomito

    GENOVA. 21 GIU. Ricorre una divertente storiella, secondo la quale fu avvistato dal farmacista un giovane muratore il quale domandava al banconista il prezzo dell’olio di gomito, in quanto lo zio, per spronarlo ad un maggior impegno lavorativo, gli aveva intimato “ti ci vorrebbe del bell’ olio di gomito!”…

    Proprio vero che ormai sul web si trova tutto (basta saper cercare e saper vagliare), perfino un’antologia dei proverbi e modi di dire italiani già suddivisi per argomento. Olio e olivo non potevano davvero mancare, come ci “suggeriscono” anche lo studioso di cose onegliesi e ponentine Attilio Mela e il saggista toscano Mariano Fresta: è impressionante la quantità di espressioni e modi di dire (locali e non) sul tema, a confermare il ruolo che pianta e frutto (e succo) hanno sempre giocato nella storia dell’uomo e dell’italiano.

    Si palesa un universo dai ritmi ancora forzatamente rurali, in cui l’olivo proveniente dal paganesimo si consegna vitalissimo ai sincretismi indotti dall’avvento cristiano, conservando un nutrito corredo di virtù apotropaiche, nell’eterna lotta contro il male e le creature maligne, ad es. le streghe che la notte del 23 giugno “assediano” gli usci di casa per introdursi nella vita quotidiana delle famiglie…

    Così, se “il lume non arde senza l’olio” (ovvero occorre “investire” per oliare certi ingranaggi…), “a spander l’olio toccan disgrazie e dolo” (porta male sciupare le risorse). Se “a Santa Repolata ogni oliva inoliata” (l’otto ottobre le olive sono bell’e pronte alla vendemmia), “la verità è come l’olio” (si sottintende che torna sempre a galla, le bugie han gambe corte).

    Se “per i dolori olio dentro e olio fuori” (l’olio è salutare sia per le affezioni interne che esterne), “troppo olio spenge la lampada” (esagerare non ripaga, il troppo stroppia). Se “quanto più ciondola più unge” (quanto più la pianta è carica tanto più il raccolto darà olio), “agli ulivi un pazzo sopra e un savio sotto” (in cima occorre tagliare senza riguardi, in basso concimare con misura)…

    Infine, “gettar olio sulle onde” (ovvero placare un dissidio, rappacificare due litiganti, ridimensionare un contrasto) rinvierebbe ad una reale usanza marinara, allorquando durante le più brutali tempeste si gettava olio in mare, poiché la sua potente tensione superficiale attenuava l’impatto dei marosi sulla carena.

    Umberto Curti, Ligucibario

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  • Oggi è il primo giorno d’ estate con il giorno più lungo

    Arriva il primo giorno d’ estate

    ROMA. 21 GIU. Ed ecco arrivare il primo giorno d’ estate con il solstizio che, nella notte, darà il benvenuto alla stagione più calda dell’anno e con essa al giorno più lungo dell’anno, con ben 15 ore e 15 minuti di luce con il Sole che sorge, infatti, alle 5:36, e tramonta alle 20:51.

    Alle 22:34 del 20 giugno, ora di Greenwich, in Italia le 00:34 del 21 giugno, il Sole raggiungerà la sua massima declinazione, la distanza angolare dall’equatore celeste, nell’emisfero settentrionale. In questa porzione del globo, la nostra stella resterà per il massimo numero di ore al di sopra dell’orizzonte. Invece per gli abitanti dell’emisfero sud sarà il solstizio d’inverno”.

    Ad attendere l’estate anche la Luna piena color fragola in compagnia di Marte e Saturno

    Ed è atteso anche un aumento delle temperature che da mercoledì potranno superare i 30 gradi in gran parte dell’Italia, soprattutto al nord.

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  • Euro ’16, l’azzurro Parolo “Vogliamo battere anche l’Irlanda”

    Euro 2016

    GENOVA 20 GIU.   Marco Parolo, centrocampista tuttofare e pedina preziosa nello scacchiere di Antonio Conte. Con Belgio e Svezia ha ripagato la fiducia del Ct, con l’unico rimpianto di aver solo sfiorato il suo primo centro in Nazionale sette minuti prima del gol qualificazione di Eder: “Ho licenza di offendere – spiega in conferenza stampa – il mister chiede anche a noi centrocampisti di andare in area di rigore per portare superiorità numerica. Sto girando attorno al gol, con la Svezia ho colpito la traversa e spero di trovare prima o poi lo schema giusto per sbloccarmi”.

    Insieme ad Emanuele Giaccherini è stato l’azzurro ad aver percorso più metri nelle prime due gare (12.570 con il Belgio, 11.877 con la Svezia). Normale per chi viene da una famiglia di ciclisti e che, stando alle sue parole, ha da sempre la corsa nel sangue: “Mi piace il mio ruolo – confessa – devi spesso fare un lavoro oscuro che richiede la massima concentrazione. Sto vivendo molto bene questo Europeo, sentiamo che attorno a noi c’è passione e questo ci dà la carica. Siamo in un contesto che ci permette di lavorare al massimo, gli stadi sono bellissimi e anche i miei familiari sono rimasti entusiasti venendo qui. Si vede che c’è voglia di vivere il calcio e di superare certe paure”.

    Otto anni fa Parolo giocava ancora in Lega Pro e sognava un giorno di diventare come Steven Gerrard e Marco Tardelli (“un paragone che mi inorgoglisce, sapeva fare tutto”). Oggi è uno dei più forti centrocampisti italiani, ma ha conservato quell’umiltà e quella ‘fame’ agonistica che permettono ad un giovane di emergere pur avendo tutte le caratteristiche dell’antidivo per eccellenza: “Sono una persona riservata – racconta – e non mi piace essere sui social. Passare inosservato e dare la propria mano alla squadra è ancora più bello, spesso durante la mia carriera sono stato criticato per poi essere apprezzato. Il segreto è aver pensato di poter sempre alzare il mio limite”.

    Le vittorie con Belgio e Svezia hanno aumentato la fiducia del gruppo (“erano due partite difficili, le abbiamo affrontate nel modo giusto e abbiamo subito poco”) e un terzo successo con l’Irlanda potrebbe avere una valenza importante dal punto di vista psicologico: “Vincere aiuta a vincere – sottolinea ripetendo lo slogan del Ct – e chiudere il girone a nove punti sarebbe un’altra prova di forza e carattere. Affronteremo la partita nel modo giusto, vogliamo portare a casa i tre punti. Rispetto al passato si è alzato il livello medio del torneo, non ci sono più nazionali materasso e ogni squadra fa grande attenzione alla tattica. Quasi tutti i giocatori che sono qui all’Europeo militano in campionati importanti”.

    La compattezza del gruppo fa passare in secondo piano anche il talento dei singoli, che all’Italia non manca: “Se il gol di Eder lo avessero segnato Messi o Cristiano Ronaldo sarebbe stato considerato come tra i più belli dell’Europeo, avrebbe avuto i titoloni sui giornali. Nella nostra squadra sono tanti i giocatori che hanno i colpi, forse il fatto di non identificarsi in un solo giocatore può essere un vantaggio”.

    Parolo fa suo l’appello di Antonio Conte ai tifosi: “Contro il Belgio c’era tanta gente che ci ha incitato anche durante il riscaldamento. Il mister ha ragione, arrivare allo stadio e vedere una macchia azzurra ci darebbe i brividi. Dovremmo riuscire a farlo sempre e in tutti gli sport, servono passione e senso di appartenenza. Anche io invito tutti ad indossare la maglia azzurra perché così si capisce che siamo italiani e crediamo in quello che facciamo. Dobbiamo trascinare le persone con l’entusiasmo e lo spirito che stiamo mettendo in campo”. Uno spirito condiviso anche in chat con gli altri giocatori: “Ne abbiamo una di gruppo e ci divertiamo, Sirigu è il più burlone di tutti, ma di burloni ce ne sono anche altri”.

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  • Euro ’16: Francia-Svizzera 0-0, Albania-Romania 1-0

    Euro 2016

    GENOVA 20 GIU. Ieri è iniziato il terzo turno dei gironi dell’Europeo di Francia 2016 e si è verificata una sorpresa.

    Nella sfida dell’est Europa tra Romania e Albania la spunta la squadra dell’italiano De Biasi che vince 1-0 grazie alla marcatura di Sadiku di testa che supera Tatarusanu.

    Nell’altra sfida del girone A è 0-0 tra i padroni di casa della Francia e la Svizzera, risultato che qualifica entrambe agli ottavi. L’Albania ha speranza di essere ripescata tra le migliori terza.

    Il programma di oggi ore 21:

    Slovacchia-Inghilterra

    Russia-Galles

    Inghilterra con più di un piede nei quarti la vera sfida è tra Galles e Slovacchia per la seconda piazza.

    fc

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  • Ballottaggi comunali per 9 milioni di italiani in 126 comuni

    I ballottaggi per le elezioni amministrative

    ROMA. 19 GIU. Seggi aperti, oggi, per i ballottaggi delle elezioni comunali, che si concluderanno questa sera alle 23.

    I cittadini che oggi andranno al voto sono 8.610.142, su 126 comuni, di cui sei capoluogo di regione (Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna e Trieste) e 14 di provincia (Benevento, Brindisi, Carbonia, Caserta, Crotone, Grosseto, Isernia, Latina, Novara, Olbia, Pordenone, Ravenna, Savona e Varese).

    Lo scrutinio avrà inizio questa sera al termine delle operazioni di voto e dopo il riscontro del numero dei votanti.

    Alle 12:00 aveva votato il 14,48% degli aventi diritto (fonte ministero dell’ Interno).

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  • PAPA FRANCESCO RICEVE A ROMA PRESIDENTE KOSOVO HASHIM THACI

    ROMA 19 GIU. Grandi manovre diplomatico-politiche per il Vaticano interessato agli instabili Balcani del Sud. Ieri il Presidente dell’autoproclamata Repubblica del Kosovo, Hashim Thaci, è stato ricevuto da Papa Francesco per un colloquio di mezz’ora nel Palazzo Apostolico di Santa Romana Chiesa. Lunedi 11 luglio prossimo tocca al Presidente serbo Nicolic.

    Il Vaticano non ha ancora riconosciuto lo Stato kosovaro, che si è auto dichiarato indipendente dalla Serbia nel febbraio 2008, regione multietnica a maggioranza albanofona dove peraltro si trovano molti monasteri ortodossi serbi

    A dare notizia dell’udienza è stata ieri la stessa presidenza kosovara. Si è trattato di una “[…]udienza di carattere privato[…]”, ha detto il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi, interpellato per un commento.

    Il presidente del Kosovo Thaci, di etnia religiosa musulmana, si è detto “onorato” dell’udienza, in un messaggio pubblicato ieri sul suo account Twitter in inglese, dove ha diffuso anche una istantanea dell’incontro (in foto). “Discussione profonda e sincera sul Kosovo, l’Europa e i nostri valori condivisi” – ha scritto il primo inquilino di Pristina. Dopo l’udienza papale, il leader kosovaro è stato ricevuto dal segretario per le Relazioni Esterne della Santa Sede, Monsignor Paul Richard Gallagher (il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano per gli Affari Esteri si trova in questi giorni in Ucraina).

    Hashim Thaci “[…]ha invitato il Santo Padre a visitare il Kosovo nel prossimo futuro ed ha espresso il suo desiderio che la Santa Sede riconosca lo Stato del Kosovo alla prima opportunità” , -si legge in una nota diffusa anche in inglese dalla presidenza kosovara. In una intervista alla RTK la tv pubblica Radiotelevizioni i Kosovës, il presidente ha affermato: “Il Vaticano ci ha accolti oggi come Presidente della Repubblica del Kosovo e ciò accade solo a livello bilaterale, il livello più alto. Non è il primo incontro a questo livello. Credo che il Vaticano prenderà ufficialmente la decisione di riconoscere il Kosovo nel prossimo futuro. Quindi voglio credere che l’incontro con il Cardinale (Monsignor Gallagher, n.d.r.) sia servito ad accelerare la prospettiva che porti al riconoscimento del Kosovo da parte del Vaticano”.

    Nella nota diffusa da Pristina si legge, ancora, che Thaci – “[…]ha riferito al Santo Padre sulle questioni interne ed estere del Kosovo come Stato, capace di voltare la pagina della parte amara della sua storia, e ora incamminato verso un futuro pacifico, stabile, prospero per i propri cittadini e per l’intera regione. Nel corso dell’incontro con il Papa, il Presidente Thaci ha detto che il Kosovo è un esempio nella regione e al di là di essa per la tolleranza e la coesistenza tra popoli di diverse religioni e etnie”. Il Presidente Thaci “[…]ha anche espresso la sua felicità per la canonizzazione a settembre di Madre Teresa”, la Beata in procinto di santificazione nata in territorio kosovaro, «sottolineando che Madre Teresa impersona i valori universali”.

    Il 17 febbraio scorso, il Kosovo (almeno la sua larga maggioranza albanese kosovara) ha celebrato i suoi primi otto anni della autoproclamata indipendenza: un atto unilaterale che lo ha reso uno Stato se non de iure almeno de facto, nel contesto di una comunità internazionale che ancora non lo riconosce e all’interno della quale ancora si studiano e si avanzano proposte e progetti per una soluzione della crisi, culminata negli anni 1999-2000 con l’attacco armato della Nato all’esercito serbo che allora era impegnato severamente contro le milizie dell’UCK, l’Esercito di Liberazione del Kosovo, ben foraggiate di armi, logistica e rifornimenti da Washington per dare la mazzata finale all’allora Presidente Jugoslavo Slobodan Mlosevic e al suo “cerchio magico” reduce da tutte le precedenti guerre parallele balcaniche dal 1991 (conflitto serbo-croato, disfacimento disastroso e sanguinoso della trietnica Bosnia) guerriglia in Kosovo del 1998-1999 appunto.

    Di lì a poco più di una settimana, lo scorso 26 febbraio, ecco l’indizione di elezioni presidenziali dagli svolgimenti quantomeno fantomatici e così il Kosovo, a poco più di un mese dalle consultazioni politiche di Belgrado, ha anche un nuovo presidente. Non a caso – la Cia ha organizzato tutto per bene –  ne è uscito Hashim Thaçi, che, al terzo scrutinio è stato eletto da 81 deputati (presenti e votanti) con 71 voti a proprio favore. Può essere significativo il fatto che i restanti 10 voti siano risultati nulli, o comunque non validi, mentre l’altro candidato alla presidenza, Rafet Rama, deputato del PDK, vale a dire appartenente allo stesso partito politico di Thaçi e del quale Thaçi stesso è leader indiscusso, non ha ricevuto alcun voto, nemmeno il proprio…e questo dice tutto.

    Tuttavia, a dispetto del risultato del voto e delle stesse modalità elettorali, si tratta di una elezione non di poco conto: intanto perché rappresenta un “cambio di marcia” significativo negli equilibri rappresentati alla presidenza, con il passaggio da una figura scialba e sbiadita, tuttavia gradita alla comunità internazionale e soprattutto agli Stati Uniti – vero e proprio “dominus” della scena politica kosovara – come quella della ex Presidentessa Atifete Jahjaga; e poi perché costituisce un vero e proprio “coronamento” della carriera politica di Hashim Thaçi, vero e proprio “uomo forte” del Kosovo di oggi, con un passato di “pensatore” burattino e burattinaio al contempo della guerriglia separatista albanese kosovara dell’UCK.

    È vero che l’elezione di Thaçi poteva sembrare più che scontata: il Kosovo è oggi governato da una specie di “grande coalizione” tra i due partiti eredi delle due ali politiche maggiori della guerriglia separatista degli anni Novanta, il PDK (il partito di Thaçi stesso, il Partito Democratico del Kosovo) e l’LDK (il partito che fu dello scomparso “ghandiano” Hibrahim Rugova, la Lega Democratica del Kosovo); la presidenza del governo è attualmente espressa dall’LDK, con la figura del Premier Isa Mustafa; il patto non scritto prevedeva, in tale sorta di staffetta istituzionale, che Thaçi fosse appunto candidato “naturale” alla presidenza.

    Al punto che non è sfuggito ad alcuni osservatori ed analisti, non solo il fatto che l’LDK non abbia inteso candidare nessuno alla presidenza, ma che anche l’altro candidato, espressione dello stesso PDK come detto, non abbia avuto nemmeno un voto, nemmeno il proprio, e sia stato quindi, di fatto, più un candidato “formale” che un competitor reale, in modo da rendere legittima l’elezione.

    In Kosovo, però, nulla è mai scontato come potrebbe sembrare: le opposizioni ultra-nazionaliste (in particolare i due movimenti politici della AAK, l’Alleanza per il Futuro del Kosovo, del’ex capo guerrigliero – passato anche per gli scranni del Tribunale Penale dell’Aja per presunti crimini di guerra ma alla fine assolto – Ramush Haradinaj (in foto) e “Vetevendosje”, ovvero Autodeterminazione, di Albin Kurti) continuano a boicottare le votazioni e i lavori parlamentari. In tale scacchiere bollente l’elezione di Thaçi alla presidenza si è svolta in un clima da “guerra civile”, con scontri violenti nelle strade di Pristina; il diffuso malumore, sia di carattere politico, sia a livello sociale, rischia di tracimare in violenza diffusa e mette in bilico le chances di sviluppo e convivenza.

    L’accordo di normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina (siglato il 19 aprile 2013 e aggiornato il 25 agosto 2015, n.d.r.) impone difficili rinunce e delicate mediazioni ad ambo le parti: da parte kosovara, viene riconosciuta (sebbene sia sistematicamente ostacolata) la costituzione della cosiddetta “Comunità dei Comuni Serbi del Kosovo”, dotata di una autonomia speciale, nel quadro costituzionale kosovaro, specie nei campi dell’economia locale, sviluppo e infrastrutture, scuola e sanità; da parte serba, viene riconosciuto lo status quo, che non impone (a meno di forzature da Bruxelles o Washington) il riconoscimento del Kosovo, ma non ne può impedire l’adesione ai consessi internazionali. Peraltro resta, in punta di diritto, in vigore la nota risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU 1244 del 1999, ovvero fuori le armate serbe dalla regione e stabilizzazione con il doppio canale militare, con le forze Nato – tra cui circa 4000 soldati italiani a cui è stato assegnato il polo West-Pec o Peje – e civile con l’amministrazione UNMIK, United Nations Mission in Kosovo.

    La sfida è l’incertezza, dal momento che si tratta, per tanti motivi, di una regione in bilico, sia in termini sociali, sia in termini istituzionali: i cittadini kosovari soffrono per le condizioni materiali di esistenza, subiscono una disoccupazione galoppante e una povertà diffusa, e patiscono i termini di una serie di limitazioni istituzionali. Lo dimostra il fatto che, ad esempio, i cittadini kosovari siano praticamente gli unici in Europa che ancora devono richiedere un visto per recarsi in area Schengen.

    Marcello Di Meglio

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  • Papa Francesco riceve a Roma presidente Kosovo Hashim Thaci

    ROMA 19 GIU. Grandi manovre diplomatico-politiche per il Vaticano interessato agli instabili Balcani del Sud. Ieri il Presidente dell’autoproclamata Repubblica del Kosovo, Hashim Thaci, è stato ricevuto da Papa Francesco per un colloquio di mezz’ora nel Palazzo Apostolico di Santa Romana Chiesa. Lunedi 11 luglio prossimo tocca al Presidente serbo Nicolic.

    Il Vaticano non ha ancora riconosciuto lo Stato kosovaro, che si è auto dichiarato indipendente dalla Serbia nel febbraio 2008, regione multietnica a maggioranza albanofona dove peraltro si trovano molti monasteri ortodossi serbi

    A dare notizia dell’udienza è stata ieri la stessa presidenza kosovara. Si è trattato di una “[…]udienza di carattere privato[…]”, ha detto il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi, interpellato per un commento.

    Il presidente del Kosovo Thaci, di etnia religiosa musulmana, si è detto “onorato” dell’udienza, in un messaggio pubblicato ieri sul suo account Twitter in inglese, dove ha diffuso anche una istantanea dell’incontro (in foto). “Discussione profonda e sincera sul Kosovo, l’Europa e i nostri valori condivisi” – ha scritto il primo inquilino di Pristina. Dopo l’udienza papale, il leader kosovaro è stato ricevuto dal segretario per le Relazioni Esterne della Santa Sede, Monsignor Paul Richard Gallagher (il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano per gli Affari Esteri si trova in questi giorni in Ucraina).

    Hashim Thaci “[…]ha invitato il Santo Padre a visitare il Kosovo nel prossimo futuro ed ha espresso il suo desiderio che la Santa Sede riconosca lo Stato del Kosovo alla prima opportunità” , -si legge in una nota diffusa anche in inglese dalla presidenza kosovara. In una intervista alla RTK la tv pubblica Radiotelevizioni i Kosovës, il presidente ha affermato: “Il Vaticano ci ha accolti oggi come Presidente della Repubblica del Kosovo e ciò accade solo a livello bilaterale, il livello più alto. Non è il primo incontro a questo livello. Credo che il Vaticano prenderà ufficialmente la decisione di riconoscere il Kosovo nel prossimo futuro. Quindi voglio credere che l’incontro con il Cardinale (Monsignor Gallagher, n.d.r.) sia servito ad accelerare la prospettiva che porti al riconoscimento del Kosovo da parte del Vaticano”.

    Nella nota diffusa da Pristina si legge, ancora, che Thaci – “[…]ha riferito al Santo Padre sulle questioni interne ed estere del Kosovo come Stato, capace di voltare la pagina della parte amara della sua storia, e ora incamminato verso un futuro pacifico, stabile, prospero per i propri cittadini e per l’intera regione. Nel corso dell’incontro con il Papa, il Presidente Thaci ha detto che il Kosovo è un esempio nella regione e al di là di essa per la tolleranza e la coesistenza tra popoli di diverse religioni e etnie”. Il Presidente Thaci “[…]ha anche espresso la sua felicità per la canonizzazione a settembre di Madre Teresa”, la Beata in procinto di santificazione nata in territorio kosovaro, «sottolineando che Madre Teresa impersona i valori universali”.

    Il 17 febbraio scorso, il Kosovo (almeno la sua larga maggioranza albanese kosovara) ha celebrato i suoi primi otto anni della autoproclamata indipendenza: un atto unilaterale che lo ha reso uno Stato se non de iure almeno de facto, nel contesto di una comunità internazionale che ancora non lo riconosce e all’interno della quale ancora si studiano e si avanzano proposte e progetti per una soluzione della crisi, culminata negli anni 1999-2000 con l’attacco armato della Nato all’esercito serbo che allora era impegnato severamente contro le milizie dell’UCK, l’Esercito di Liberazione del Kosovo, ben foraggiate di armi, logistica e rifornimenti da Washington per dare la mazzata finale all’allora Presidente Jugoslavo Slobodan Mlosevic e al suo “cerchio magico” reduce da tutte le precedenti guerre parallele balcaniche dal 1991 (conflitto serbo-croato, disfacimento disastroso e sanguinoso della trietnica Bosnia) guerriglia in Kosovo del 1998-1999 appunto.

    Di lì a poco più di una settimana, lo scorso 26 febbraio, ecco l’indizione di elezioni presidenziali dagli svolgimenti quantomeno fantomatici e così il Kosovo, a poco più di un mese dalle consultazioni politiche di Belgrado, ha anche un nuovo presidente. Non a caso – la Cia ha organizzato tutto per bene –  ne è uscito Hashim Thaçi, che, al terzo scrutinio è stato eletto da 81 deputati (presenti e votanti) con 71 voti a proprio favore. Può essere significativo il fatto che i restanti 10 voti siano risultati nulli, o comunque non validi, mentre l’altro candidato alla presidenza, Rafet Rama, deputato del PDK, vale a dire appartenente allo stesso partito politico di Thaçi e del quale Thaçi stesso è leader indiscusso, non ha ricevuto alcun voto, nemmeno il proprio…e questo dice tutto.

    Tuttavia, a dispetto del risultato del voto e delle stesse modalità elettorali, si tratta di una elezione non di poco conto: intanto perché rappresenta un “cambio di marcia” significativo negli equilibri rappresentati alla presidenza, con il passaggio da una figura scialba e sbiadita, tuttavia gradita alla comunità internazionale e soprattutto agli Stati Uniti – vero e proprio “dominus” della scena politica kosovara – come quella della ex Presidentessa Atifete Jahjaga; e poi perché costituisce un vero e proprio “coronamento” della carriera politica di Hashim Thaçi, vero e proprio “uomo forte” del Kosovo di oggi, con un passato di “pensatore” burattino e burattinaio al contempo della guerriglia separatista albanese kosovara dell’UCK.

    È vero che l’elezione di Thaçi poteva sembrare più che scontata: il Kosovo è oggi governato da una specie di “grande coalizione” tra i due partiti eredi delle due ali politiche maggiori della guerriglia separatista degli anni Novanta, il PDK (il partito di Thaçi stesso, il Partito Democratico del Kosovo) e l’LDK (il partito che fu dello scomparso “ghandiano” Hibrahim Rugova, la Lega Democratica del Kosovo); la presidenza del governo è attualmente espressa dall’LDK, con la figura del Premier Isa Mustafa; il patto non scritto prevedeva, in tale sorta di staffetta istituzionale, che Thaçi fosse appunto candidato “naturale” alla presidenza.

    Al punto che non è sfuggito ad alcuni osservatori ed analisti, non solo il fatto che l’LDK non abbia inteso candidare nessuno alla presidenza, ma che anche l’altro candidato, espressione dello stesso PDK come detto, non abbia avuto nemmeno un voto, nemmeno il proprio, e sia stato quindi, di fatto, più un candidato “formale” che un competitor reale, in modo da rendere legittima l’elezione.

    In Kosovo, però, nulla è mai scontato come potrebbe sembrare: le opposizioni ultra-nazionaliste (in particolare i due movimenti politici della AAK, l’Alleanza per il Futuro del Kosovo, del’ex capo guerrigliero – passato anche per gli scranni del Tribunale Penale dell’Aja per presunti crimini di guerra ma alla fine assolto – Ramush Haradinaj (in foto) e “Vetevendosje”, ovvero Autodeterminazione, di Albin Kurti) continuano a boicottare le votazioni e i lavori parlamentari. In tale scacchiere bollente l’elezione di Thaçi alla presidenza si è svolta in un clima da “guerra civile”, con scontri violenti nelle strade di Pristina; il diffuso malumore, sia di carattere politico, sia a livello sociale, rischia di tracimare in violenza diffusa e mette in bilico le chances di sviluppo e convivenza.

    L’accordo di normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina (siglato il 19 aprile 2013 e aggiornato il 25 agosto 2015, n.d.r.) impone difficili rinunce e delicate mediazioni ad ambo le parti: da parte kosovara, viene riconosciuta (sebbene sia sistematicamente ostacolata) la costituzione della cosiddetta “Comunità dei Comuni Serbi del Kosovo”, dotata di una autonomia speciale, nel quadro costituzionale kosovaro, specie nei campi dell’economia locale, sviluppo e infrastrutture, scuola e sanità; da parte serba, viene riconosciuto lo status quo, che non impone (a meno di forzature da Bruxelles o Washington) il riconoscimento del Kosovo, ma non ne può impedire l’adesione ai consessi internazionali. Peraltro resta, in punta di diritto, in vigore la nota risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU 1244 del 1999, ovvero fuori le armate serbe dalla regione e stabilizzazione con il doppio canale militare, con le forze Nato – tra cui circa 4000 soldati italiani a cui è stato assegnato il polo West-Pec o Peje – e civile con l’amministrazione UNMIK, United Nations Mission in Kosovo.

    La sfida è l’incertezza, dal momento che si tratta, per tanti motivi, di una regione in bilico, sia in termini sociali, sia in termini istituzionali: i cittadini kosovari soffrono per le condizioni materiali di esistenza, subiscono una disoccupazione galoppante e una povertà diffusa, e patiscono i termini di una serie di limitazioni istituzionali. Lo dimostra il fatto che, ad esempio, i cittadini kosovari siano praticamente gli unici in Europa che ancora devono richiedere un visto per recarsi in area Schengen.

    Marcello Di Meglio

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  • Euro ’16, azzurri già qualificati e primi: gli ottavi saranno a Saint Denis

    Buffon

    GENOVA 19 GIU.  Il successo del Belgio sull’Irlanda (3-0, doppietta di Lukaku e gol di Witsel) nel match disputato ieri pomeriggio a Bordeaux dà all’Italia l’aritmetica certezza del primo posto nel Gruppo E, rendendo ininfluente ai fini del primato in classifica l’ultima sfida del girone contro l’Irlanda in programma il 22 giugno a Lille. Gli Azzurri giocheranno gli ottavi di finale il 27 giugno (ore 18) allo ‘Stade de France’ di Saint Denis contro la seconda classificata del Gruppo D, un girone che dopo le prime due giornate vede la Spagna al comando con 6 punti davanti a Croazia (4 punti), Repubblica Ceca (1) e Turchia (0). E per le prossime due gare di Lille e Saint Denis sono attesi sugli spalti migliaia di italiani, invitati ieri dal Ct Antonio Conte ad indossare la maglia azzurra allo stadio per un effetto cromatico capace di trasmettere ancora più energie alla squadra.
    per giorno dallo staff medico.

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  • Euro ’16: Delude ancora il Portogallo, oggi inizia la terza giornata

    Euro 2016

    GENOVA 19 GIU. Altra giornata altre sfide all’Europeo in corso di svolgimento un Francia.

    Belgio-Irlanda 3-0

    La netta vittoria dei Diavolo Rossi regala la matematica certezza del primo posto del girone agli azzurri. Apre le danze il gigante dell’Everton Lukaku nel primo tempo mentre nella ripresa è Witsel al ’61 e poi ancora Lukaku a fissare il tris.

    Islanda-Ungheria 1-1

    Continua il bel cammino di queste due nazionali che impattano sul 1-1: parte forte la squadra islandese che passa in vantaggio con Sigurdsson dal dischetto sul finire della prima frazione. Ma l’Ungheria non è mai doma e trova il pari con un’autogol nella ripresa.

    Portogallo-Austria 0-0

    Scialbo pari per il Portogallo di Cr7 che non riesce a svoltare in un questo Europeo e rischia fortemente di restare fuori dal l’eliminazione diretta.

    Oggi ore 21

    Francia-Svizzere

    Albania-Romania

    fc

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  • Richiamo FCA per FIAT 500 con problema alla frizione

    Fiat 500 richiamate da Fca per problemi alla frizione

    TORINO. 18 GIU. Fca richiama diverse Fiat 500 per un problema alla frizione. Il richiamo comunicato da FCA riguarda 16.193 unità Fiat 500 dei modelli prodotti dal 2012 al 2016 con cambio manuale ed è a livello volontario, dato che non sono stati segnalati feriti o incidenti correlati al difetto.

    Il richiamo si riferisce al sistema di rilascio della frizione: FCA comunica che una sua inchiesta interna ha accertato che la corsa della frizione può “superare i parametri di progettazione” al punto che i particolari interessati possono danneggiarsi, con conseguente difficoltà nel cambio di marcia e anche l’interruzione della propulsione, con conseguente arresto non voluto della vettura.

    Le vetture con il motore turbocompresso, ossia la versione 500 Turbo e le Abarth, non sarebbero interessate al richiamo.

    Sarà necessario prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari o ai Concessionari FCA Italia, nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione.

    L’intervento, consiste in un sistema di rilascio modificato, che include un “limitatore” di corsa, e un diverso interruttore collegato al pedale della frizione, usato per disinserire il cruise control qualora si agisca sul pedale stesso.

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