Autore: Redazione Centrale

  • Caporalato: ministro spezzino Orlando a Rignano Garganico: pronta la legge

    FOGGIA. 23 AGO. Il Ministro della Giustizia, lo spezzino Andrea Orlando, ieri ha visitato a sorpresa il “gran ghetto” di Rignano Garganico, la baraccopoli dove alloggiano oltre duemila migranti sfruttati nei campi.

    “Una città fantasma – ha scritto il ministro sulla sua pagina Facebook – una non città. Eppure migliaia di uomini e donne danno vita alle porte di Foggia a una comunità di lavoratori sfruttati. Schiavi ricattati dai caporali. È qualcosa di inaccettabile. È da questo luogo che penso sia più giusto ribadire l’impegno del governo ad approvare nel più breve tempo possibile la nuova legge contro il caporalato”.

    Orlando ha postato alcune foto che ritraggono i migranti costretti a vivere in alloggi di fortuna e prendere l’acqua potabile da grosse cisterne. Poi un vertice nella Prefettura del capoluogo dauno con i vertici delle autorità locali, mentre fuori dal Palazzo del Governo un gruppo di lavoratori agricoli stranieri affiancati dagli attivisti di “Campagna in lotta” protestava ad alta voce contro il fenomeno dei “nuovi schiavi”

    Tra di loro anche Veronica, figlia del Ministro dell’Economia Padoan. Veronica Padoan si occupa da tempo del “ghetto” di Rignano Garganico che ospita i 2000 immigrati. La quindicina di attivisti e lavoratori africani hanno manifestato pacificamente davanti alla Prefettura di Foggia. Sono braccianti stagionali extracomunitari che vivono al limite della umana dignità.

    “La questione del gran ghetto di Rignano – ha detto Veronica Padoan – è una questione che preme pesantemente sulla Regione Puglia perché ha delle responsabilità oggettive e riceve notevoli pressioni che giungono direttamente dall’Unione Europea. Per quel che concerne il gran ghetto di Rignano – ha sottolineato la Padoan – effettivamente ci troviamo di fronte ad uno dei complessi abitativi più grandi, ma come questo in Italia ci sono altri ghetti; quindi, il giochino di catalizzare tutta l’attenzione sui ghetti lascia il tempo che trova. È dal 2014 che la giunta Vendola aveva millantato di smantellare il ghetto, il problema non sono queste comunità. Il problema – ha concluso Veronica Padoan – è che se non si organizza effettivamente il lavoro nei campi è inutile parlare di smantellare i ghetti. La questione abitativa è presente anche nei contratti provinciali e nazionali”.

    Sia il Ministro della Giustizia Orlando, sia, a distanza, quello delle Politiche Agricole Martina hanno confermato che un provvedimento di legge per cercare di eliminare il fenomeno del caporalato è in via di conclusione del suo processo legislativo. “La legge sarà in vigore entro la fine dell’anno. Non si tratta di sanzionare il lavoro nero ma il reato di riduzione in schiavitù” – ha detto Orlando.

    Già da una ventina di giorni, intanto, Slow Food si era mobilitato sul vergognoso fenomeno socioeconomico: “Sul caporalato le aziende denuncino in anticipo le giornate di lavoro – fanno sapere dall’associazione della Chiocciola – il segnale politico che stavamo tutti aspettando è finalmente arrivato. L’augurio è che ora anche la Camera possa esaminare il testo del Ddl nel più breve tempo possibile: il lavoro dei braccianti italiani e stranieri è indispensabile per consentire alla nostra produzione alimentare di proporsi come eccellenza. Ma non è più ammissibile che questo risultato venga raggiunto a discapito dei lavoratori” – commenta Daniele Buttignol, Segretario Generale di Slow Food Italia.

    Il Disegno licenziato l’1 agosto da Palazzo Madama introduce novità importanti e rappresenta sicuramente un primo passo per debellare questa pratica medievale e crudele: “Finalmente – commenta Buttignol – è stato introdotto il principio di piena corresponsabilità tra il caporale e l’imprenditore, ignorato dal reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro che puniva solo i caporali.

    Ora tutti stiamo facendo e possiamo fare la nostra parte: la società civile che non si stanca di denunciare questo crimine, segnalare le produzioni virtuose e sollecitare la politica. I cittadini che scelgono ogni giorno quale cibo vogliono condividere con la propria famiglia e le istituzioni che finalmente hanno dato un segnale di responsabilità.

    Ora l’impegno deve essere rivolto anche a dare maggiori strumenti a chi vuole fare le proprie scelte con consapevolezza. Non ci stanchiamo di ripeterlo, vogliamo un’etichetta più trasparente, che racconti la filiera, che dia informazioni certe, che indichi la provenienza e il tipo di lavoro che è stato fatto. Abbiamo il diritto di poter scegliere anche in base a queste informazioni. Vorremmo che l’etichetta narrante adottata per i nostri Presìdi Slow Food fosse applicata a tutti” – propone Buttignol.

    “Come Slow Food, attraverso l’Osservatorio sulla Legalità abbiamo suggerito l’obbligo di denunciare in anticipo le giornate di lavoro e l’esclusione dai contributi pubblici e dalle denominazioni di qualità per le aziende condannate – prosegue Buttignol che sottolinea – noi però non ci dimentichiamo di chi lavora la terra. Se ci affidiamo unicamente a un mercato arrogante che svuota il cibo di ogni valore, e perdiamo di vista quanto prezioso sia il lavoro nei campi, avremo solo una vittoria parziale. Il lavoro agricolo non produce solo merce, valorizza il territorio, tutela il paesaggio e diffonde biodiversità”. Marcello Di Meglio

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  • Caporalato, ministro spezzino Orlando a Rignano Garganico: pronta la legge

    FOGGIA. 23 AGO. Il Ministro della Giustizia, lo spezzino Andrea Orlando, ieri ha visitato a sorpresa il “gran ghetto” di Rignano Garganico, la baraccopoli dove alloggiano oltre duemila migranti sfruttati nei campi.

    “Una città fantasma – ha scritto il ministro sulla sua pagina Facebook – una non città. Eppure migliaia di uomini e donne danno vita alle porte di Foggia a una comunità di lavoratori sfruttati. Schiavi ricattati dai caporali. È qualcosa di inaccettabile. È da questo luogo che penso sia più giusto ribadire l’impegno del governo ad approvare nel più breve tempo possibile la nuova legge contro il caporalato”.

    Orlando ha postato alcune foto che ritraggono i migranti costretti a vivere in alloggi di fortuna e prendere l’acqua potabile da grosse cisterne. Poi un vertice nella Prefettura del capoluogo dauno con i vertici delle autorità locali, mentre fuori dal Palazzo del Governo un gruppo di lavoratori agricoli stranieri affiancati dagli attivisti di “Campagna in lotta” protestava ad alta voce contro il fenomeno dei “nuovi schiavi”

    Tra di loro anche Veronica, figlia del Ministro dell’Economia Padoan. Veronica Padoan si occupa da tempo del “ghetto” di Rignano Garganico che ospita i 2000 immigrati. La quindicina di attivisti e lavoratori africani hanno manifestato pacificamente davanti alla Prefettura di Foggia. Sono braccianti stagionali extracomunitari che vivono al limite della umana dignità.

    “La questione del gran ghetto di Rignano – ha detto Veronica Padoan – è una questione che preme pesantemente sulla Regione Puglia perché ha delle responsabilità oggettive e riceve notevoli pressioni che giungono direttamente dall’Unione Europea. Per quel che concerne il gran ghetto di Rignano – ha sottolineato la Padoan – effettivamente ci troviamo di fronte ad uno dei complessi abitativi più grandi, ma come questo in Italia ci sono altri ghetti; quindi, il giochino di catalizzare tutta l’attenzione sui ghetti lascia il tempo che trova. È dal 2014 che la giunta Vendola aveva millantato di smantellare il ghetto, il problema non sono queste comunità. Il problema – ha concluso Veronica Padoan – è che se non si organizza effettivamente il lavoro nei campi è inutile parlare di smantellare i ghetti. La questione abitativa è presente anche nei contratti provinciali e nazionali”.

    Sia il Ministro della Giustizia Orlando, sia, a distanza, quello delle Politiche Agricole Martina hanno confermato che un provvedimento di legge per cercare di eliminare il fenomeno del caporalato è in via di conclusione del suo processo legislativo. “La legge sarà in vigore entro la fine dell’anno. Non si tratta di sanzionare il lavoro nero ma il reato di riduzione in schiavitù” – ha detto Orlando.

    Già da una ventina di giorni, intanto, Slow Food si era mobilitato sul vergognoso fenomeno socioeconomico: “Sul caporalato le aziende denuncino in anticipo le giornate di lavoro – fanno sapere dall’associazione della Chiocciola – il segnale politico che stavamo tutti aspettando è finalmente arrivato. L’augurio è che ora anche la Camera possa esaminare il testo del Ddl nel più breve tempo possibile: il lavoro dei braccianti italiani e stranieri è indispensabile per consentire alla nostra produzione alimentare di proporsi come eccellenza. Ma non è più ammissibile che questo risultato venga raggiunto a discapito dei lavoratori” – commenta Daniele Buttignol, Segretario Generale di Slow Food Italia.

    Il Disegno licenziato l’1 agosto da Palazzo Madama introduce novità importanti e rappresenta sicuramente un primo passo per debellare questa pratica medievale e crudele: “Finalmente – commenta Buttignol – è stato introdotto il principio di piena corresponsabilità tra il caporale e l’imprenditore, ignorato dal reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro che puniva solo i caporali.

    Ora tutti stiamo facendo e possiamo fare la nostra parte: la società civile che non si stanca di denunciare questo crimine, segnalare le produzioni virtuose e sollecitare la politica. I cittadini che scelgono ogni giorno quale cibo vogliono condividere con la propria famiglia e le istituzioni che finalmente hanno dato un segnale di responsabilità.

    Ora l’impegno deve essere rivolto anche a dare maggiori strumenti a chi vuole fare le proprie scelte con consapevolezza. Non ci stanchiamo di ripeterlo, vogliamo un’etichetta più trasparente, che racconti la filiera, che dia informazioni certe, che indichi la provenienza e il tipo di lavoro che è stato fatto. Abbiamo il diritto di poter scegliere anche in base a queste informazioni. Vorremmo che l’etichetta narrante adottata per i nostri Presìdi Slow Food fosse applicata a tutti” – propone Buttignol.

    “Come Slow Food, attraverso l’Osservatorio sulla Legalità abbiamo suggerito l’obbligo di denunciare in anticipo le giornate di lavoro e l’esclusione dai contributi pubblici e dalle denominazioni di qualità per le aziende condannate – prosegue Buttignol che sottolinea – noi però non ci dimentichiamo di chi lavora la terra. Se ci affidiamo unicamente a un mercato arrogante che svuota il cibo di ogni valore, e perdiamo di vista quanto prezioso sia il lavoro nei campi, avremo solo una vittoria parziale. Il lavoro agricolo non produce solo merce, valorizza il territorio, tutela il paesaggio e diffonde biodiversità”. Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Universo birra per tutti i gusti

    TORINO 23 AGO. Nella stagione più calda dell’anno non c’è niente di meglio di una buona birra per ristorarsi e rinfrescarsi. Ma quali sono le caratteristiche che rendono questa bevanda così dissetante? E qual è la birra che meglio si addice alla canicola estiva?

    Si possono scoprire i segreti delle bionde più amate dell’estate e non perdendo gli appuntamenti che le vedranno protagoniste a “Terra Madre Salone del Gusto” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Che si sia al mare o in montagna, in città o in campagna, il segreto sta sempre nella leggerezza: sono, infatti, le birre a bassa gradazione alcolica a risultare più rinfrescanti e adatte a contrastare le afose giornate estive. Il finale amaricante, poi, è il loro punto forte: è quel leggero amaro del luppolo a renderle fresche e piacevoli al palato.

     

    Anche nella scelta della birra non si può rinunciare allo stile italiano: l’estate è “Italian Pilsner”.

    La capofila è la Tipopils: colore chiaro, aroma intenso, finale secco e luppolato, è la birra che nel 1996 ha cambiato il corso della birra italiana. La sua invenzione ha, infatti, rivoluzionato il modo di preparare la tradizionale pilsner della Repubblica Ceca, dando vita a un’interpretazione ad hoc adatta ai palati e alle abitudini del Bel Paese.

    A settembre la si potrà trovare al Laboratorio del Gusto dedicato “Dove va l’Italia della birra – Italian Style Pilsner”, raccontata da Agostino Arioli, il suo creatore.

    Ci sono poi le birre tedesche che non passano mai di moda: sono quelle preparate nei birrifici artigianali della Franconia seguendo la ricetta tradizionale. Durante il Laboratorio “Frankenfest” si scoprirà come (e se) sono state influenzate dall’”Editto sulla purezza”, grazie alla sapiente guida di Manuele Colonna. Intanto, aspettando settembre, ci si può godere un boccale di Kellerbier: ambrata, a bassa fermentazione, perfetta durante una passeggiata nei verdi boschi bavaresi.

    Fermentate con un processo naturale, le birre lambic sono adatte a tutte le stagioni ma in particolare all’estate. Una calda sera di agosto, una tavola imbandita, un fragrante fritto di pesce appena preparato e una caraffa di birra lambic. La fermentazione spontanea le conferisce un aroma selvatico, sidroso e con un retrogusto acidulo: è perfetta per alleggerire il palato dalla frittura. Tutti i dettagli nel Laboratorio “Master of Food – Lambic vrai ou faux”.

    Sono le birre artigianali a stampo statunitense, però, a stupire di più: grazie all’ampio utilizzo del luppolo, sono perfette per contrastare il caldo torrido. Le note amaricanti ottenute seguendo ricette antiche e quasi dimenticate le rendono uniche nel loro genere. Si possono scoprirle tutte a “Born in the USA: La vera storia della birra artigianale in America”, il Laboratorio del Gusto dedicato ai birrifici artigianali statunitensi.

    Il programma completo e per le prenotazione dei Laboratori, consultare il sito www.slowfood.it.

    Marcello Di Meglio

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  • Melanoma, scoperta molecola soppressore crescita tumorale

    Melanoma, scoperta molecola soppressore crescita tumorale

    NAPOLI. 23 AGO. Una molecola, appartenente alla classe dei microRNA e chiamata miR-579-3p, svolgerebbe un ruolo importante nel melanoma maligno.

    A scoprirlo un gruppo di ricercatori dell’Istituto Pascale di Napoli, guidato dal direttore scientifico, Gennaro Ciliberto, e dal direttore della struttura complessa di Oncologia medica Melanoma, Paolo Ascierto in uno studio finanziato da Airc ed in collaborazione con il laboratorio di Carlo Croce all’Università di Columbus negli Stati Uniti.

    In particolare i ricercatori hanno dimostrato come questa molecola funzioni da soppressore della crescita tumorale: presente in abbondanza nei normali nei, ma in quantità sempre minore progressivamente all’aggressività del melanoma.

    Fatto ancora più importante è la sua ulteriore riduzione nei melanomi che diventano resistenti col tempo ai farmaci inibitori di Braf e di Mek.

    Il miR-579-3p controlla la produzione di due importanti proteine chiamate oncogeni che promuovono la crescita tumorale.

    Dagli studi parrebbe che se la molecola viene data alle cellule tumorali dall’esterno, i livelli degli oncogeni scendono e le cellule iniziano a morire.

    A livello terapeutico, se queste molecole vengono somministrate insieme agli inibitori di Braf e Mek impedisce la formazione di cellule resistenti ai due farmaci.

    La scoperta è oggetto di una recente pubblicazione sulla rivista PNAS. (nella foto: uno dei più classici melanoma).

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  • Unioni civili: solo 26 Comuni su 230 pronti

    LIGURIA. 22 AGO. Indagine di Arcigay Liguria, solo 26 Comuni hanno predisposto una lista di prenotazione, su 230 Amministrazioni contattate, per le Unioni Civili.

    Le Unioni Civili tra persone dello stesso sesso sono legge: l’ultimo tassello è stata l’approvazione, da parte del Consiglio di Stato, del cosiddetto decreto ponte, che fornisce ai Comuni italiani tutte le indicazioni pratiche per celebrare le unioni.

    Dal 26 luglio Arcigay Liguria ha quindi avviato un’indagine contattando tutti i Comuni del territorio regionale e chiedendo loro se era già stata predisposta una lista di prenotazioni da parte di coppie dello stesso sesso.

    Ad oggi su circa 230 Comuni interpellati, 26 hanno risposto.

    Il Comune di Genova ha curato da subito un lista d’attesa che a metà agosto era già ad una ventina di prenotazioni e ha quindi creato una pagina internet dedicata, confermando quindi la sua piena disponibilità (link: Unioni civili tra persone dello stesso sesso). La prima unione genovese sarà a fine agosto in data che non è possibile specificare, perché sarà un evento privato; dalla successiva Unione saranno ammessi la stampa e le associazioni e sarà celebrata dal Sindaco Marco Doria.
    Il Comune della Spezia ha ricevuto una decina di richieste e ha confermato la sua disponibilità e il suo appoggio.
    Genova e La Spezia sono i due Comuni liguri che hanno aderito alla Rete RE.A.DY (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere) e, insieme ad altri, si erano già precedentemente impegnati istituendo i Registri delle Unioni Civili.

    Il Comune di Savona ha pubblicamente dichiarato il 18 agosto che quattro coppie celebreranno l’Unione Civile tra settembre e ottobre (tre coppie di uomini e una di donne) e che la prima coppia sarà “sposata” dalla Sindaco Ilaria Caprioglio.

    Il Comune di Sanremo ha ricevuto alcune richieste, ma soprattutto celebrerà la prima Unione Civile della Liguria venerdì 26 agosto. Sanremo è stata già ospite della prima manifestazione gay italiana il 5 aprile 1972, raggiungerà quindi almeno in Liguria quest’altro primato per i Diritti LGBT.
    Il Comune di Rossiglione celebrerà la prima unione fra due donne sabato 24 settembre.
    Il Comune di Albisola Superiore ha ricevuto alcune richieste; viene segnalato che fra queste ci sono due genovesi che stanno chiedendo di unirsi nei luoghi conosciuti per i matrimoni. Il Sindaco Franco Orsi dichiara che il Comune è stato “interessato a promuovere la celebrazione dei Matrimoni civili sul proprio territorio nel passato ed è parimenti interessato oggi ad analoga promozione per le Unioni”.
    Anche il Comune di Sori, che esprime soddisfazione per la Legge attraverso l’Ass. Ilaria Bozzo, promuoverà l’uso della sua spiaggia per le Unioni Civili.

    Gli altri Comuni hanno risposto confermando di non aver ricevuto richieste (almeno al momento della risposta) e di non aver quindi organizzato una lista di prenotazioni. Fra questi è interessante sottolinearne alcuni.
    Il Comune di Vessalico ha una Giunta composta da sole donne e la Sindaco Paola Giliberti si è dichiarata “ben lieta e orgogliosa di celebrare un’unione civile”. Il Sindaco del Comune di Andora Mauro Demichelis sottolinea che “Andora non ha alcun problema a effettuare unioni civili”.

    Oltre a Genova e La Spezia nessun altro Comune ci risulta abbia aderito alla Rete RE.A.DY, ma grazie a questa sollecitazione, alcuni Comuni hanno iniziato ad informarsi presso i nostri Comitati Arcigay di Imperia, Savona e Genova.

    Ricordiamo che, come previsto dal Decreto Ponte, nessun Sindaco/a o funzionario/a comunale può rifiutare di celebrare un’unione civile facendo appello all’obiezione di coscienza.

    Si ringraziano per la preziosa collaborazione i Comuni che hanno risposto all’indagine:

    Albisola Superiore (SV)
    Andora (SV)
    Calice Ligure (SV)
    Carpasio (IM)
    Chiusavecchia (IM)
    Cogoleto (GE)
    Diano Marina (IM)
    Dolcedo (IM)
    Genova (GE)
    La Spezia (SP)
    Levanto (SP)
    Millesimo (SV)
    Montebruno (GE)
    Ortonovo (SP)
    Pontedassio (IM)
    Quiliano (SV)
    Rialto (SV)
    Ronco Scrivia (GE)
    Rossiglione (GE)
    San Bartolomeo al Mare (IM)
    Sanremo (IM)
    Santo Stefano al Mare (IM)
    Soldano (IM)
    Sori (GE)
    Vallecrosia (IM)
    Vessalico (IM)

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  • Terra Madre 2016. L’agroecologia contro la fame nel mondo

    TORINO 22 AGO. L’agroecologia capovolge il sistema dell’agrobusiness, si prende cura delle risorse naturali, valorizza la diversità (di varietà vegetali e razze animali), armonizza la scienza ufficiale con i saperi tradizionali e lancia una sfida: sfamare il mondo con l’agricoltura di piccola scala in un’epoca dominata dal cambiamento climatico. Spazio all’argomento verrà dato in più momenti e in un incontro dedicato a “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Un miliardo e mezzo di ettari della superficie del pianeta è dedicato all’agricoltura: a occuparsene è buona parte della popolazione mondiale e il cibo prodotto complessivamente potrebbe sfamare 9-10 miliardi di persone, ma questo non accade: circa un miliardo di persone soffre la fame e ogni anno sprechiamo più di un terzo degli alimenti prodotti per il consumo umano.

    Questo paradosso non è l’unica conseguenza dell’attuale sistema alimentare: la diffusione di monocolture geneticamente omogenee sta riducendo drasticamente la biodiversità; l’uso dei pesticidi e di erbicidi ha subìto un drastico aumento; risorse fondamentali (come l’acqua e il terreno fertile) sono sempre più scarse.

    Le cause di questa situazione vanno ricercate nella spinta alla produttività agricola data dalla cosiddetta “Rivoluzione Verde” a partire dagli anni Sessanta. L’industrializzazione dell’agricoltura – con il conseguente uso di prodotti agrochimici, l’introduzione di varietà ibride e razze animali commerciali altamente produttive, la meccanizzazione spinta e l’uso indiscriminato dell’acqua – ha condotto a un sistema produttivo totalmente basato sui combustibili fossili che distrugge la fertilità del suolo, consuma risorse non rinnovabili, inquina acqua, suolo e aria, distrugge la biodiversità e accelera la concentrazione della terra, dei semi e del cibo nelle mani di poche multinazionali, creando forti squilibri tra Nord e Sud del mondo.

    A fronte di un quadro così desolante è ancora possibile cambiare direzione e immaginare un sistema produttivo diverso?

    Secondo Slow Food questo sistema esiste già, e si chiama agroecologia. L’agroecologia si prende cura delle risorse naturali, valorizza la diversità (di varietà vegetali e razze animali), armonizza la scienza ufficiale con i saperi tradizionali. Non è soltanto un sistema di produzione, ma mette insieme aspetti agronomici, ambientali, sociali, culturali.

    A Torino l’agroecologia sarà uno dei temi centrali di “Terra Madre Salone del Gusto”. Il 24 settembre dalle ore 11 alle 12:30, in particolare, il Teatro Carignano nella Conferenza “L’agroecologia può sfamare il mondo?”ospiterà uno dei padri dell’agroecologia: Miguel Altieri (in foto), agronomo cileno, e professore all’Università di Berkeley, in California. “È necessario incoraggiare forme di agricoltura biodiverse, sostenibili e socialmente giuste”- sostiene Miguel Altieri.

    “Le piccole aziende conservano la biodiversità e le risorse naturali e ottengono buone rese senza prodotti chimici di sintesi, attraverso l’uso del compost e di tecniche come il sovescio (che prevede di interrare alcune colture per aumentare la fertilità del suolo) e la “pacciamatura” (che prevede di ricoprire il terreno con materiale organico come paglia) o il controllo biologico dei parassiti.

    In molti paesi africani, latinoamericani e asiatici, i piccoli contadini usano sistemi misti dove le policolture si associano a spazi boschivi e allevamento di animali: un modello agroecologico in grado di offrire sicurezza alimentare a migliaia di persone nelle campagne e in città”.

    Yacouba Sawadogo, contadino del Burkina Faso che racconterà al sua storia durante la conferenza, è una prova concreta che la strada giusta passa attraverso i saperi tradizionali e il rispetto della terra. Definito “l’uomo che ha fermato il deserto” in un documentario sulla sua vita realizzato dal regista inglese Mark Dodd nel 2010, Yacouba ha riportato alla vita un pezzo di Sahel grazie all’impiego di tecniche colturali tradizionali, oggi studiate in tutto il mondo.

    La sua storia ha inizio negli anni Settanta quando il Burkina (allora Alto Volta) è colpito da una grave siccità. Il deserto avanza e migliaia di persone muoiono di fame o scappano. Yacouba – che la sua famiglia avrebbe voluto imam – decide di fare il contadino e inizia a recuperare sistemi antichi come le “fosse zai” (microbacini nel suolo secco e brullo riempiti di compost durante la stagione secca per essere pronti in occasione delle piogge) che trattengono l’umidità e i cordons pierreux, microdighe nel terreno capaci di trattenere l’acqua. Da un’area desertica Yacouba ottiene 12 ettari di bosco con più di 60 specie di alberi.

    Insieme ad Altieri e Sawadogo, al Carignano parleranno di agroecologia anche Anuradha Mittal (fondatrice del prestigioso e innovativo Oakland Institute, un istituto indipendente che si occupa di diritto alla terra, sistemi alimentari, agroecologia, sostenibilità e cambiamento climatico) e Athuraliye Rathana (monaco buddista dello Sri Lanka, membro del Parlamento che ha avuto un ruolo fondamentale nella decisione del suo paese di vietare l’utilizzo del glifosato).

    Marcello Di Meglio

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  • E’ morta a 59 anni il soprano Daniela Dessì

    BRESCIA 21 AGO. E’ morta, a soli 59 anni, il soprano Daniela Dessì. La conferma arriva dal tenore Fabio Armiliato, compagno di vita dal 2000. “Una malattia breve, terribile e incomprensibile me l’ha portata via in questi mesi – ha detto Armiliato – se ne è andata la più grande cantante lirica degli ultimi 20 anni”, ha aggiunto commosso. A fine luglio la Dessì aveva annunciato sul suo account Facebook che per motivi di salute era obbligata a cancellare gli eventi estivi e aveva dato appuntamento ai suoi “amici” per il giorno 8 ottobre per un grande concerto sacro alla Basilica di Loreto.

    Daniela Dessì era nata a Genova ma da tempo era  residente a Gussago nel bresciano sul Lago di Garda, ha completato gli studi di canto al Conservatorio Arrigo Boito di Parma e presso l’Accademia Chigiana di Siena. Dopo aver vinto il primo premio al Concorso Internazionale indetto dalla Rai nel 1980, ha debuttato con l’Opera Giocosa di Savona ne “La serva padrona” di Pergolesi, costituendo un repertorio comprendente circa 70 titoli da Monteverdi a Prokofiev, passando dal repertorio barocco e mozartiano fino alle interpretazioni delle eroine verdiane e pucciniane.

    Il 9 febbraio 1982 debutta alla Piccola Scala di Milano come Donna Fulvia nella prima di “La pietra del paragone” diretta da Piero Bellugi con Ugo Benelli, Justino Díaz, Alessandro Corbelli,Claudio Desderi ed Armando Ariostini.

    Tante e prestigiose le collaborazioni internazionali dell’artista. Innumerevoli le interpretazioni, tra cui quelle delle eroine verdiane e pucciniane, e le collaborazioni con i più grandi teatri, dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York, alla Deutsche Opera di Berlino. Con il passare degli anni dall’originario repertorio di soprano lirico la Dessì ha spostato la sua attenzione sui grandi ruoli drammatici dell’opera italiana, da Norma, a Gioconda, a Turandot. Dal 2000 era legata al tenore Fabio Armiliato.

    La Scala di Milano in un comunicato “si stringe con affetto intorno alla famiglia di Daniela Dessì. La notizia della scomparsa della cantante lirica – si legge nella nota – “suscita profonda commozione in tutti coloro che amano l’opera, e in particolare in chi ha lavorato con lei”. In quasi 30 anni di presenze alla Scala “Daniela Dessì ha presentato un vasto repertorio che, seguendo la naturale evoluzione della sua voce, ha spaziato da Rossini e Mozart a Verdi, Puccini e al Verismo, forte di una tecnica solidissima che insieme al forte temperamento e ad una rara sensibilità interpretativa l’ha collocata tra le figure di spicco del panorama operistico internazionale”. La sua Fiordiligi in “Così fan tutte” e i suoi ruoli verdiani con Riccardo Muti (Alice Ford, Elisabetta di Valois, Messa da Requiem) e le sue interpretazioni di Puccini e Cilea “restano tra le pagini indimenticabili della storia scaligera degli ultimi decenni”. È significativo, infine, spiega ancora la Scala “che il premio “Abbiati della Critica Musicale Italiana” sia giunto nel 2008 per Norma in scena al Comunale di Bologna, un ruolo estraneo al repertorio tradizionale della cantante, che richiede imperiosa autorità vocale e scenica unita a ferreo controllo tecnico”.

    Il debutto alla Scala di Daniela Dessì avviene all’inizio della carriera, nel 1982, nella parte di Donna Fulvia ne “La pietra del paragone” di Rossini diretta da Piero Bellugi alla Piccola Scala, con la regia di Eduardo De Filippo. Nel 1987 canta “Messa da Requiem” di Verdi diretta da Riccardo Muti alla Philharmonie di Berlino nell’ambito dei festeggiamenti per i 750 anni della capitale tedesca e nel 1988 è Liù nella “Turandot” in trasferta giapponese con la direzione di Lorin Maazel insieme a Ghena Dimitrova e Nicola Martinucci.

    L’anno seguente sostituisce Cheryl Studer come Contessa in una rappresentazione de “Le nozze di Figaro” diretta da Riccardo Muti prima di indossare, questa volta da titolare, i panni di Fiordiligi nell’ormai classica edizione di “Così fan tutte”, sempre diretta da Muti con la regia di Michael Hampe. Seguono ancora Requiem con Muti e Liù con Maazel in tournée a Mosca. La sua ultima apparizione scaligera, nel 2009, spiega ancora la Scala, “concludeva una nutrite serie di presenze nella stagione dei concerti di canto”.

    Marcello Di Meglio

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  • Olimpiadi Rio 2016: Il Settebello è di bronzo, battuto il Montenegro

    Pallanuoto

    ROMA 21 AGO. Il Settebello torna sul podio olimpico a quattro anni dall’argento di Londra e a vent’anni dall’ultimo bronzo di Atlanta 1996. Sei gol dei fratelli Presciutti, quattro dei mancini e le bombe di Figlioli e Aicardi condannano i mai domi montenegrini che, dopo esser stati sotto 11-8, erano rientrati sul -1 fallendo anche un rigore con il fuoriclasse Ivovic.
    Il supergol di Aicardi da quasi metà vasca a trenta secondi dalla fine mette il sigillo ad una partita vinta col cuore, con l’anima, con la classe di un gruppo rinnovato per sette/tredicesimi. E’ l’ottava medaglia del Settebello nella storia olimpica (3 ori, 2 argenti e 3 bronzi). Per Campagna, alla nona olimpiade, è la dodicesima medaglia internazionale e la sesta della gestione da cittì dopo l’oro mondiale di Shanghai 2011, l’argento olimpico a Londra 2012, gli argenti europei di Budapest 2001 e Zagabria 2010 e il bronzo di Budapest 2014.
    L’argento del Setterosa e il bronzo del Settebello sono le medaglie della continuità, frutto del lavoro sinergico di tutto il movimento che dimostra vitalità e ricambi già pronti e preparati per la convocazione in prima squadra nelle selezioni giovanili.
    Per la Federazione Italia Nuoto è l’ottava medaglia della spedizione olimpica, la migliore di sempre con nuoto, fondo, tuffi e pallanuoto sul podio.

    Leggi l’articolo originale: Olimpiadi Rio 2016: Il Settebello è di bronzo, battuto il Montenegro

  • Terra Madre 2016. Via Po diventa “La Via del Gelato”

    TORINO 21 AGO. Continua il viaggio di avvicinamento di LN a “Terra Madre Salone del Gusto 2016” in programma a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Quando si raggiungerà Via Po sembrerà di entrare nel Paese dei Balocchi. Ad accogliere il visitatore non ci saranno giostre e saltimbanchi, ma carretti di gelati e mastri gelatieri pronti a deliziare tutti con gusti mai provati prima. La manifestazione annuale targata Slow Food stupisce una volta di più e per cinque giorni trasforma Via Po nella “Via del Gelato”: il sogno di tutti i bambini (ma non solo) diventa finalmente realtà.

    Sarà un’esperienza unica, un vero e proprio viaggio tra saperi e sapori, accompagnati dalla maestria della “Compagnia dei Gelatieri”, artigiani arrivati da tutta Italia per dare vita al gelato più anticonvenziale che si possa mai assaggiare.

    “La nostra idea è rendere il gelato un vero protagonista. Del resto, a parte la pizza, non c’è cibo più nazionalpopolare di questo in Italia” – scherza Andrea Soban, che insieme ad Alberto Marchetti e Paolo Brunelli ha fondato la Compagnia. Saranno loro a interpretare questo prodotto eclettico che raggiunge i gusti di tutti, un cibo di strada che in pochissimo tempo ha conquistato anche i ristoranti stellati diventando piatto gourmet.

    Nei giorni dell’evento si potrà acquistare un ticket per la degustazione e ascoltare la storia di quello che si assaggerà tra i classici carrettini vecchio stile che animeranno Via Po e la Gelateria di Alberto Marchetti, trasformata in un laboratorio da Paese delle Meraviglie.

    “Vogliamo raccontare la biodiversità del gelato attraverso due percorsi, – prosegue Soban – il primo riguarda le cultivar: nella coppetta metteremo a confronto due gusti preparati con varietà diverse dello stesso tipo di prodotto, per esempio limone di Amalfi e limone di Siracusa. Qualcuno dirà che in fondo è solo limone…invece no. Ogni varietà ha un sapore e un profumo diverso, che meritano di essere messi in risalto. Ed è quello che faremo durante la manifestazione”.

    E il secondo percorso? “Torna un grande classico: il gelato creato con i prodotti dei Presìdi Slow Food. Quest’anno però abbiamo pensato di preparare due gusti esclusivi dedicati a “Terra Madre Salone del Gusto”.

    Qualche anticipazione? “Beh, non mancheranno grandi classici come la nocciola, il cioccolato e il caffè, ma anche le fragole di Tortona, la robiola di Roccaverano, la farina bóna, e molti altri. La ricetta dei gusti speciali però è ancora top secret, la sveleremo solo durante l’evento”.

    Proprio come nel Paese dei Balocchi, anche in Via Po si potranno trovare personaggi singolari provenienti da molto, molto lontano: sono i gelatieri Zoldani, artigiani in pensione che girano il mondo per mostrare come viene prodotto il gelato alla vecchia maniera. Emigrati per necessità da una piccola valle incastonata nelle Dolomiti, è grazie a loro se alla fine dell’Ottocento il gelato è diventato un prodotto alla portata di tutti: con i loro carretti hanno percorso in lungo e in largo l’Europa, spingendosi fino all’estremo Oriente.

    A “Terra Madre Salone del Gusto” si assisterà a una delle preparazioni più affascinanti di sempre e si troveranno la loro specialità: cialde girate a mano che accolgono la crema all’uovo di una volta, quella profumata alla vaniglia che preparava la nonna… una vera cuccagna.

    La “Via del Gelato” non è solo degustazione: è anche uno spazio per raccontarsi e incontrarsi. Si potranno ascoltare le “Storie di Gelato” e scoprire tutti i segreti di ciò che si sta gustando: in un salottino sistemato a fianco del “Laboratorio” di Alberto Marchetti i produttori delle cultivar, alternandosi ai gelatieri provenienti da tutta Italia, racconteranno chi sono, da dove arrivano, come lavorano.

    “Vogliamo far incontrare chi produce il gelato con chi quotidianamente lo consuma. Ma soprattutto vogliamo andare oltre alla definizione classica di gelato artigianale, presentando il nuovo disciplinare stilato insieme ai colleghi della “Compagnia dei Gelatieri”.

    Un vero e proprio manifesto del gelato, basato sulla qualità della materia prima e la genuinità del prodotto finale, privo di emulsionanti, coloranti o conservanti, i cui ingredienti provengano dal territorio e da produzioni virtuose, così da garantire la massima trasparenza al consumatore: “Il nostro obiettivo è creare e certificare un prodotto che sia buono per il palato, pulito perché preparato solo con ingredienti freschi e genuini, e giusto perché a basso impatto economico e ambientale. Insomma, adatto a tutti, soprattutto ai bambini”.

    Si dice gelatai o gelatieri? E come si fa a riconoscere il buon gelato artigianale da quello industriale? Se si vogliono le risposte, si potranno chiederle direttamente alla “Compagnia dei Gelatieri” dal 22 al 26 settembre in Via Po…pardon…nella “Via del Gelato”.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Scotch whisky ma “fumoso”

    TORINO 20 AGO. Se c’è un distillato che può vantarsi di avere molti connaisseur in tutto il mondo è il whisky e in particolare il nobile inimitabile Scotch. Con almeno 500 anni di tradizione e molte distillerie ancora a conduzione familiare, lo Scotch ha una delicatezza di raffinamento riconosciuta da tutti e che si declina nei vari tipi di Scotch a cui è dedicato un “Laboratorio del Gusto” nell’ambito degli appuntamenti legati alla mixology alla kermesse targata Slow Food “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Così come i vini, anche i whisky hanno un’appartenenza regionale, dalle Lowlands del Sud alle Highlands del Nord, fino all’isola di Islay, la penisola di Campbeltown e la Speyside, la valle del fiume Spey (tecnicamente una sottocategoria delle Highlands).

    In generale i whisky delle Lowlands sono più freschi e leggeri e con un carattere più floreale, grazie al suolo morbido in cui cresce il grano. Sono però i whisky della Speyside a dominare il mercato, dal momento che più di metà di tutte le distillerie si trovano lì: noti per il loro gusto complesso e i toni fruttati, sono di solito meno torbati di altri whisky delle Highlands, anche se l’uso della torba nella regione sta aumentando a causa delle preferenze globali per whisky più “fumosi”. Quel classico gusto fumoso si ottiene con l’essiccatura dell’orzo usato nella distillazione sui fumi della torba, il materiale vegetale parzialmente decomposto che si trova abbondantemente in Scozia. Questo processo può durare anche 30 ore e più è lungo più “fumoso” sarà il whisky.

    In questo “Laboratorio” dedicato ci si focalizzerà su due regioni: le Highlands e l’isola di Islay che fanno entrambi single malt piuttosto “fumosi” e, nel caso dell’isola, anche con note marine.

    A guidare il “Laboratorio” sono due dei maggiori esperti italiani in materia, in gran parte responsabili del crescente interesse e apprezzamento per il whisky in Italia: Stefano Carlucci, proprietario del “Le Bon Bock Café” e Paolo Sanna del “Banana Republic”, entrambi a Roma. I due hanno lavorato col whisky per più di vent’anni, cercando di promuoverlo senza sosta in territori difficili dove vini, grappe e amari hanno a lungo dominato.

    Ma cominciamo a sfatare due miti sullo Scotch presenti nell’immaginario collettivo: primo, che un single malt non possa essere usato in alcun cocktail e che il whisky sia una bevanda invernale da evitare in estate. Solo perché i single malt sono forti e possono avere sapori quasi travolgenti, questo non significa che non possano essere usati in classici cocktail che possono esaltare la presenza di un particolare malto. “Prendi per esempio l’Old Fashioned, uno dei cocktail più antichi, fatto con whisky e Angostura. Anche un cocktail classico può essere preparato sulla base della personalità e dell’umore del consumatore attraverso la scelta del whisky e i single malt sono perfetti per questo” – assicura Paolo Sanna.

    E mentre le afose temperature estive non fanno diminuire il consumo di whisky nei freschi climi del Nord, sono certamente un problema a Roma: eppure da barman Paolo non vede questo come una limitazione ma come una sfida che può essere risolta scegliendo per esempio malti più leggeri serviti con soda o acqua frizzante. E quando si hanno più di 50 marche di whisky a disposizione, comprese alcune così antiche e preziose che sono impossibili da trovare altrove, si sa che ci si trova in buone mani.

    Ovviamente, dato che siamo a “Terra Madre Salone del Gusto”, non si berrà un bicchiere dopo l’altro di delizioso whisky senza nessun accompagnamento: fare abbinamenti fra whisky e cibo è la specialità di Stefano Carlucci che ci stupirà servendoci cioccolato fondente, ostriche e maiale.

    Utile prenotare già ora un posto per questo emozionante viaggio attraverso i grandi whisky delle Highlands e l’isola di Islay per scoprire di più sulla storia, i sapori e gli aromi di questo magnifico drink, assaggiando whisky da soli o in cocktail tradizionali e innovativi, accompagnati da abbinamenti classici e poco ortodossi.

    Marcello Di Meglio

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