Categoria: Consumatori Mondo

  • Per ‘rischio strangolamento’, Prénatal ritira cancelletto per bambini  

    Per ‘rischio strangolamento’, Prénatal ritira cancelletto per bambini  

    BRUXELLES. 26 DIC. Il RAPEX (Rapid Alert System for non-food consumer products), il sistema di allerta rapido all’interno della UE sui prodotti di consumo pericolosi, ha annunciato la misura ordinata dalle autorità pubbliche, con Avviso numero: A12/1757/16, del ritiro dal mercato di un articolo di puericultura e attrezzatura per bambini.

    Nello specifico si tratta del cancelletto di sicurezza per bambini “Prénatal traphek hout” della Prénatal modello Minerva 71-102 cm; typenummer: 2-201500705 codice a barre: 8717568073002.

    Sembra infatti che l’articolo metta in pericolo l’incolumità dei bambini. Più precisamente, c’è il pericolo che i bambini rimangano intrappolati con la testa tra le sbarre, che sono troppo larghe, causando difficoltà respiratorie o strangolamento.

    Inoltre, il cancello di sicurezza presenta gli angoli sporgenti dove le vesti di un bambino potrebbero impigliarsi, causando lo strangolamento ed inoltre non è sufficientemente alto: un bambino può salire su di esso e cadere.

    Il richiamo del prodotto è stato avviato in quanto non conforme alla norma tecnica europea EN 1930.

    Alle persone che hanno acquistato questo prodotto si consiglia di sospenderne da subito l’utilizzo e di riportarlo al punto accoglienza del negozio Prénatal di riferimento.

    Il rischio costituito dalla larghezza delle sbarre non è sottovalutabile. Infatti, le aperture tra le barre sono troppo distanziate fra di loro e lo spazio, che c’è tra di esse, è troppo largo.

    Per tale motivo, a rischio è dunque l’incolumità per i bambini di pochi mesi. Mentre giocano, infatti, potrebbero infilare la testa all’interno e rimanerci incastrati rischiando il soffocamento.

    Così come potrebbero incastrarsi anche braccia e gambe o cadere perchè non sufficientemente alto.

  • Emissioni: multa da Bruxelles per Ferrari e Aston Martin

    Emissioni: multa da Bruxelles per Ferrari e Aston Martin

    BRUXELLES. 20 DIC. Le auto Ferrari e Aston Martin sono quelle che inquinano ben oltre i limiti previsti dalla legislazione europea. Dovranno pagare una multa, anche se contenuta, per le emissioni eccedenti; lo ha stabilito l’Agenzia europea per l’ambiente nel rapporto annuale sulle emissioni di CO2 delle auto vendute nell’Ue, basato sulle informazioni ricevute dagli Stati e riferite al 2015.

    Questa denuncia si legge nel rapporto di Bruxelles dove si dichiara: “Due costruttori, Aston Martin Lagonda e Ferrari, hanno superato gli obiettivi specifici di emissioni loro assegnati, e dovranno pagare il prezzo delle emissioni eccedenti”.

    In particolare, le emissioni delle Ferrari erano pari a 299,4 g/Km contro i 295 autorizzati, e le Aston Martin 312,2 g/km, mentre il limite era fissato a 310.

    Secondo i calcoli effettuati dall’Agenzia per l’ambiente sulla base delle tabelle contenute nei regolamenti Ue, la multa dovrebbe essere di 410.760 euro per la casa di Maranello e di 33.414 euro per la britannica.

    I costruttori che hanno rispettato i limiti con emissioni particolarmente contenute, l’Agenzia indica le case francesi Peugeot, Citroen e Renault e, a seguire, Toyota, Hyundai e Nissan. ABov.

  • Togliere le unghie ai gatti, nel New Jersey verrà bandito

    Togliere le unghie ai gatti, nel New Jersey verrà bandito

    TRENTON. 21 NOV. Secondo quanto riportano alcuni giornali un gatto domestico su quattro negli Stati Uniti era stato mutilato delle proprie unghie per volontà dei padroni.

    Gli animalisti a proposito avevano fatto innumerevoli battaglie anche contro veterinari più volti al proprio interesse che al benessere degli animali.

    Ma, ora, il New Jersey sta per diventare il primo stato americano a bandire il cosiddetto “declawing”, ovvero la deungulazione.

    Una commissione legislativa ha approvato una norma per impedire l’esercizio della professione ai veterinari che praticano la deungulazione, definita come un “atto criminale di crudeltà sugli animali”.

    In questo modo se la legge verrà approvata dall’assemblea di Stato veterinari e proprietari responsabili delle mutilazioni verranno puniti con sei mesi di prigione e una multa di mille dollari.

    Per diversi anni molti veterinari hanno sostenuto che privare i gatti dei loro artigli non avrebbe avuto conseguenze e hanno consigliato la mutilazione insieme alle prime vaccinazioni o alla sterilizzazione.

    Diversi, invece, gli studi che hanno accertato che privando il gatto dei suoi artigli non solo gli si infliggono inutili sofferenze nell’immediato, sarebbe come asportare la prima falange ad un essere umano, ma gli si imponfgono conseguenze permanenti sulla sua mobilità e sulla postura, perché gli provoca dolori articolari che aumentano con l’età.

    La legge all’esame nel New Jersey continua comunque a sollevare polemiche. Sono molti i veterinari negli States che appoggiano apertamente la mutilazione, argomentando che per molti gatti è l’unica soluzione per evitare l’abbandono o la soppressione.

    In Europa sono numerosi gli Stati che hanno applicato le norme Ue contro la crudeltà sugli animali e vietato la deungulazione.

    In Italia la norma recita espressamente che è vietato “effettuare interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia o finalizzati ad altri scopi non terapeutici, quali il taglio della coda, delle orecchie, la recisione delle corde vocali e l’asportazione delle unghie e dei denti”. Questo però non ha evitato abusi e le associazioni animaliste denunciano che anche nel nostro Paese la deungulazione viene richiesta da alcuni proprietari di animali che trovano veterinari compiacenti.

  • Note 7, gli Usa impongono richiamo per rischio esplosione batteria

    BETHESDA. 18 SET. La US Consumer Product Safety degli Stati Uniti ha imposto la misura del richiamo di un milione di telefonini cellulari Samsung del modello Galaxy Note 7 acquistati prima del 15 settembre, in quanto a rischio esplosione a causa di un difetto nelle batterie.

    Gli Usa sono il primo paese ad imporre un richiamo ufficiale del modello dopo la Corea del Sud.

    La commissione americana per la protezione dei consumatori ha fatto sapere che sono in tutto 92 gli episodi registrati ad oggi negli Usa.

    Preoccupazione intanto tra i passeggeri dei voli dopo che la Federal Aviation Administration degli Stati Uniti d’America (FAA), ha emesso il divieto di utilizzo dei telefoni sugli aerei, a non caricarlo in volo e a non conservarlo in un bagaglio da stiva.

    Il dispositivo deve essere spento completamente e scollegato da qualsiasi fonte di alimentazione durante un volo.

    Il motivo è sempre uguale: il rischio esplosione, che a bordo di un volo potrebbe avere conseguenze ben più drammatiche rispetto a quelle causate dalle esplosioni dello smartphone di Samsung in queste settimane.

  • Australia, iPhone esplode in tasca ad un ciclista

    Gareth Clear, il ciclista rimasto ustionato con l’esplosione de l’iPhone

    SYDNEY. 3 AGO. Brutta disavventura ad un ciclista australiano che aveva in tasca un iPhone. È successo domenica nelle vicinanze di Sydney.

    Gareth Clear 36 anni era fermo sulla sua mountain bike durante una escursione: ripartendo il piede ha mancato il pedale provocando così una piccola caduta sul posto.

    Subito rialzatosi e rimesso in sella Gareth avverte pochi istanti dopo un dolore lancinante provenire dal retro della coscia destra. Voltatosi nota una coltre di fumo provenire dalla tasca dove è riposto iPhone ma toccare lo smartphone è impossibile a causa della temperatura elevata.
    Per rimuovere il terminale che rapidamente ha bruciato i vestiti e la pelle, Gareth ricorre a un pugno deciso. Il ciclista racconta di aver poi atteso per 20 minuti circa perché iPhone si raffreddasse, per poterlo recuperare e di aver camminato per mezzora per rientrare a Manly, meno di 20 km di distanza da Sydney.

    La gravità delle scottature riportate hanno richiesto il trasferimento di Gareth presso l’unità ustioni del Royal North Shore. Qui è stato effettuato un innesto di pelle per una degenza di circa una settimana.

    Non è la prima volta che un iPhone esplode e anche se si tratta di incidenti sporadici, lo stesso Gareth consiglia agli sportivi di allenarsi evitando di portare con sé il terminale.

    Apple si è già messa in contatto con Gareth e sta indagando sull’incidente. Per il momento non emergono ulteriori dettagli che possano spiegare le cause dell’incidente. Infatti la stragrande maggioranza dei casi di smartphone che bruciano o esplodono emersi fino a oggi sono legati all’impiego di alimentatori non ufficiali.

    Si tratta del primo caso rilevato in Australia che interessa l’ultima generazione di smartphone della casa di Cupertino.

    Il servizio su Sky news: http://news.sky.com/story/briton-burned-after-iphone-explodes-in-pocket-10519902

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  • “La Formula 1 mette l’alcol al volante”. Protestano le associazioni europee per la salute

    BRUXELLES 7 LUG. 40 organizzazioni schierate sul fronte della Salute Pubblica ed espressione della società civile di tutto il mondo chiedono di interrompere la sponsorizzazione delle bevande alcoliche alla F1.

    Heineken recentemente ha inaugurato un nuovo accordo di sponsorizzazione alla F1, un accordo della durata di 5 anni e stimato ammontare a 150 milioni di dollari. Con questo accordo, Heineken si piazza fra i principali sponsor dello sport motoristico per eccellenza, potendo dispiegare cartelloni pubblicitari a bordo pista, potendo dare il proprio nome agli eventi ed altre attività promozionali collegate. Le bevande alcoliche ormai dominano fra gli sponsor della F1, collegando uno sport così popolare ad una sostanza che causa danni fisici, mentali e sociali (ancorchè evitabili), ed in particolare che si pone come uno dei principali killer sulle nostre strade.

    Mariann Skar, Segretario Generale dell’Alleanza Europea per le Politiche sul’Alcol, ha dichiarato:  “La F1 si dovrebbe chiedere se vuole rimanere uno sport motoristico o se vuole diventare un evento alcolico.  Chi ha osservato il GP di Monaco 2015, ha trovato 11 riferimenti a marche di alcolici ogni minuto, uno ogni cinque secondi. Cosa succederà adesso che Heineken entra con tutto il suo peso fra gli sponsor, in aggiunta agli altri? Tanto la F1 come l’industria dell’alcol vogliono essere visti come imprese responsabili, ma allora devono interrompere questo legame e l’alcol deve allontanarsi da uno sport come la F1.”

    L’alcol alla  guida è uno dei principali killer sulle nostre strade, insieme alla velocità. Il programma “Obiettivi per uno sviluppo sostenibile” delle Nazioni Unite ha posto come target il dimezzamento dei morti e dei feriti causati da incidenti stradali (target 3.6). Il principio basilare di non mescolare alcol e guida è chiaramente espresso sia nella legislazione europea (Direttiva sui servizi mediatici audio-visuali) sia nel codice di autoregolamentazione della stessa industria dell’alcol. Sorprende quindi vedere come sia la F1 sia la Heineken possano considerare la pratica della sponsorizzazione come una cosa diversa dalla pubblicità.

    “Noi siamo, di conseguenza, – continua Mariann Skar – a favore di una legislazione più severa, sia da parte della Commissione Europea, sia dai singoli Stati Membri, i quali tutti dovrebbero seguire l’esempio della Francia, che ha da molti anni bandito la sponsorizzazione delle bevande alcoliche dagli eventi sportivi”.

    Una lettera dai contenuti analoghi è stata inviata da Eurocare – Associazione Europea per la Salvaguardia della Salute – direttamente a Jean Todt, Presidente della FIA.

    Marcello Di Meglio

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  • Usa, Mercedes citata in giudizio per cinque miliardi per pubblicità ingannevole

    Usa, Mercedes citata in giudizio per cinque miliardi per pubblicità ingannevole

    SEATTLE. 2 GIU. Negli Stati Uniti potrebbe scoppiare un nuovo caso simile a quello denominato ‘Dieselgate’ che vedrebbe coinvolta la Mercedes Benz.

    Proprio la casa automobilistica tedesca sarebbe stata citata in giudizio per “pubblicità ingannevole” dallo studio legale statunitense specializzato in class actions Hagens Berman.

    Secondo lo studio legale, le promesse pubblicitarie della casa automobilistica sulla cosiddetta tecnologia diesel BlueTec erano insostenibili in quanto Daimler AG, sarebbe stata consapevole di aver installato sui modelli BlueTec i sistemi ‘defeat device’ per bypassare i controlli sulle emissioni.

    Secondo gli avvocati, i modelli coinvolti in questa citazione emetterebbero emissioni di NOx in media 19 volte superiori rispetto agli standard consentiti negli Stati Uniti.

    In particolare si parla di ML 320, ML 350, GL 320, E320, S350, R320, Classe E, Classe GL, Classe ML, Classe R, Classe S, Classe GLK, Classe GLE e Sprinter.

    Si tratterebbe, quindi, di un apparato simile a quello messo a punto dal Gruppo Volkswagen, che ha portato la casa ad essere citata per lo scandalo denominato ‘Dieselgate’.

    Si stima che il valore della causa sia da uno a cinque miliardi di dollari.

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  • Olanda verso divieto vendita auto benzina e gasolio dal 2025

    Olanda verso divieto vendita auto benzina e gasolio dal 2025

    L’AIA. 8 APR. Il Governo dell’ Olanda ha avviato il cammino legislativo per vietare, dal 2025, la vendita di automobili con alimentazione a benzina o a gasolio.

    Il provvedimento è sostenuto dal partito Laburista PvdA, che ha ottenuto – nonostante la forte opposizione della Destra VVD – una prima approvazione in Parlamento.

    A sostenere l’iniziativa del PvdA, anche i deputati dei Liberal Democratic D66, dei verdi GroenLinks e del partito ChristenUnie.

    Già nel 2013 il Governo olandese aveva siglato un ‘accordo sull’energia’ per promuovere iniziative ‘verdi’ nell’ambito dell’energia, dell’isolamento termico degli edifici e della riduzione della CO2.

    Nello scorso dicembre l’Olanda con altre quattro nazioni e otto Stati del Nordamerica avevano formato la Zero-Emission Vehicle Alliance per arrivare entro al 2050 alla esclusiva vendita di automobili eco-compatibili.

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  • Dalla Svizzera allarme per il ghiaccio contaminato dai coli

    Dalla Svizzera allarme per il ghiaccio contaminato dai coli

    BERNA. 28 MAR. I cubetti di ghiaccio serviti negli esercizi pubblici potrebbero nascondere delle brutte sorprese.

    Lo evidenzia una ricerca della Divisione della salute pubblica svizzera, pubblicata lunedì 28 marzo, che esaminando la qualità microbiologica del ghiaccio aggiunto a bevande o altre derrate alimentari, consiglia di evitarlo.

    Sì, perché, si legge nello studio, “la qualità del ghiaccio aggiunto a derrate alimentari o bevande, principalmente in esercizi pubblici, non è soddisfacente”.

    Il laboratorio svizzero avrebbe evidenziato come uno su tre esercizi non sarebbe soddisfacente.

    Come viene specificato nel documento, l’acqua potabile proveniente dalle aziende pubbliche che controllano gli acquedotti è di ottima qualità.

    L’origine di questi problemi di igiene è da cercare nella cattiva manutenzione delle macchine per il ghiaccio. Le mancanze più importanti riscontrate in sede ispettiva sono state infatti “l’assenza di un piano di pulizia regolare e/o di un contratto di manutenzione per le macchine del ghiaccio, ad esempio nessuna sostituzione dei tubi che se usurati possono essere facilmente contaminati”.

    L’inchiesta condotta dagli ispettori svizzeri delle derrate alimentari, ha controllato 37 esercizi prelevando  campioni dalle macchine del ghiaccio presenti principalmente in bar, osterie, ristoranti o di una sagra.

    Come si apprende dal bollettino, “tredici campioni, pari al 33%, sono risultati non conformi per il superamento di uno o più valori di tolleranza. Di questi, 11 campioni sono stati prelevati in un esercizio pubblico, 1 durante una sagra e 1 in un supermercato”.

    In 10 campioni sono stati trovati Enterococchi e/o E. coli, batteri di origine intestinale, anche in concentrazioni elevate (7 campioni con >30 UFC/100ml). In 3 campioni, tutti prelevati presso esercizi pubblici, è stata rilevata la presenza di Pseudomonas aeruginosa, indice di una scarsa igiene di produzione e/o conservazione.

    Sei campioni, fra cui quello prelevato presso un supermercato, sono risultati non conformi solo per il superamento del valore di tolleranza per i germi aerobi mesofili”.

    Anche nel nostro paese, la richiesta di ghiaccio per uso alimentare è in aumento e con il caldo aumenta il consumo di bevande con cubetti di ghiaccio che viene direttamente ingerito.

    Particolare riguardo dovrebbe essere osservata dalla ristorazione veloce come bar e discoteche che nei drink potrebbero servire ghiaccio contaminato dai coli.

    Internet: http://www.bag.admin.ch/index.html?lang=it

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  • Food and Drug Administration Usa, olio Carapelli e Bertolli nel mirino

    La FDA, Food and Drug Administration Usa e l’olio Carapelli e Bertolli

    SILVER SPRING. 28 MAR. La Fda americana, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha lanciato un’allerta su alcuni lotti di olio extra vergine spagnolo, a marchio Carapelli e Bertolli, venduti dalla Deoleo Usa.

    Gli oli erano venduti in Massachusetts, Ohio, Wisconsin, Indiana, Mississippi, Arkansas, Oklahoma, Missouri, Arizona, Alabama, New Mexico, Texas, Florida, Iowa, Maine, Illinois, Virginia, New York, Pennsylvania, e Georgia.

    Negli oli incriminati, lotti 5251R, 5351R e 5551R, su cui pende un richiamo obbligatorio, sono state trovate tracce di trifloxystrobina e tebuconazolo.

    Si tratta di principi attivi fungicidi sistemici, largamente utilizzati proprio dall’olivicoltura iberica in particolare contro l’occhio di pavone, la cui presenza non è però ammessa nell’olio venduto negli Usa.

    Come già accaduto per il clorpirifos, anche trifloxystrobina e tebuconazolo, sono ammessi per alcune colture agrarie statunitensi ma non per l’olivo, da cui la necessità, per l’extra vergine venduto negli Usa, dell’assenza di tracce di queste molecole nell’olio.

    Infatti negli Stati Uniti non vi è alcuna tolleranza per queste sostanze chimiche in olio d’oliva.

    Internet: http://www.fda.gov/default.htm

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