Categoria: Cultura

  • Il Nano Morgante | Le intenzioni del linguaggio

    Il Nano Morgante | Le intenzioni del linguaggio

    GENOVA. 10 DIC. La forma stilizzata di un albero, un tronco ben radicato nel terreno, i rami che da esso dipartono fino alle estremità delle fronde: così si può configurare la disarticolazione e scomposizione del linguaggio: da un radicato e solido corpus centrale al singolo lemma periferico.

    Una frammentazione e ramificazione di unità semantiche sempre più specializzate, inaggirabili, mutevoli ed imprevedibili, percorrono il linguaggio in ogni sua parte ed in ogni senso, fino a giungere ai più impercepiti, imperscrutati confini.

    Come l’albero dall’humus della terra, così il linguaggio, in linea ideale, trae linfa dalla profondità di un corpus speculativo in costante mutamento.

    Da ciò promana un caleidoscopio sconfinato di costruzioni mentali ed interpretazioni affinabili, talvolta distanti anni luce dall’intenzione originaria.

    Il processo espressivo-cognitivo si sviluppa ordinariamente individuando differenti scale di misura e di accesso, completive, funzionali e, perché no, ricorsive.

    Dall’arborea immagine si delinea il legame del tutto con le singole parti, discendendone che ogni altra cosa, per essere compresa appieno, va collocata nel proprio insieme, evitando progressioni improvvide o soluzioni di continuità artificiose.

    Possiamo addentrarci nell’universo semantico, come a bordo di un’astronave, sfrecciando tra nebulose, supernove e vaganti, solitarie meteore.

    Esso ci conduce non di rado in luoghi dalle coordinate sconosciute, in un adesso alieno.

    E, tra le infinite parole che lo sostanziano, ascoltate, ignorate o mal decifrate, in lontananza possiamo scorgere un orizzonte pluri-verso di linguaggi, le cui radici, come negli alberi, si estendono in sotterranee connessioni.

    Un orizzonte, pur dissolvente come miraggio, cui l’uomo può comunque protendere ed ambire, traducendo la singola parola nella locuzione performativa di J. Austin “ogni dire è un fare”.

    Massimiliano Barbin Bertorelli

  • Il Nano Morgante – L’imprevedibilità dei tiri mancini

    Il Nano Morgante – L’imprevedibilità dei tiri mancini

    GENOVA. 3 DIC. Si può facilmente rilevare che in evenienze drammatiche, in impreviste situazione di comune pericolo, le persone tendono a confortarsi reciprocamente, a stringere più facilmente legame. Tendono a recuperare una dimensione sociale ed affettiva impraticata e sconsigliata in condizioni ordinarie.

    E’ infatti usuale notare una indomita irrequietezza, una disarmonia irriconosciuta o disconosciuta, che spesso frappone tra gli individui un alto ed invalicabile muro.

    Tale contrastante aspetto merita una riflessione.

    Partiamo dal presupposto che costituisce certa individuale condizione di disagio e chiusura costituisce di per sé un problema. E che limitarsi a non riconoscere la condizione non elimina il problema né i drammatici effetti. Né tantomeno elabora eventuali rimedi.

    Consideriamo inoltre che, con più o meno consapevolezza, questo problema tende a permanere inalterato nel tempo. Ci segue come l’ombra in una giornata di sole, camminando all’aperto.

    Il preambolo è doveroso per meglio inquadrare l’ossessiva indole umana della paura del futuro, che, invece che unirci, pare alienarci l’un l’altro ed immeschinire i rapporti, ispirati ormai ad un criterio sospettoso ed escludente.

    Utile chiedersi come sia possibile essere inconsapevoli di tal triste condizione e perché, da subito, non si tenti il tutto per tutto per mutarla.

    Certamente, la “paura” si esprime in un calibro estensibile ed ostensibile, trovando esito e scadimento nella vacuità e brevità delle relazioni sociali, dove l’interlocutore di turno è, spesso, il primo sospetto immaginario di cui evitare il “tiro mancino”.

    In un ambito mentale così radicato e radicale, pretendere dall’individuo l’auto-confutazione del proprio sé ha le stesse possibilità, grossomodo, riprendendo Wittgenstein, del “gettar via la scala dopo esserci saliti”.

    Interiorizzando il concetto e traendone le debite conseguenze, resta ora da stabilire, vista l’idea di sbarazzarsene, se, su questa scala, valga la pena salire.

    Massimiliano Barbin Bertorelli

  • Il Nano Morgante | L’epopea del treno Coast to Coast

    Il Nano Morgante | L’epopea del treno Coast to Coast

    GENOVA. 27 NOV. Qualche tempo fa, Pierluigi Battisti, in un interessante editoriale su CorSera, ha tratteggiato il “treno” come fenomeno sociale, poetico e culturale.

    Ciò mi ha suscitato, in merito, alcune elaborazioni comparative tra musicalità e fascinazione, evocazioni e realtà,  suggestioni e bilanci da quadrare.

    Il treno ha inevitabilmente scandito, nel tempo, fasi di vita quotidiana; ha espresso tensioni di libertà ed ideali rivolte, straordinariamente simbolizzato da Turner nel dipinto “Pioggia, vapore e velocità”, cui si rimanda.

    Anche la canzone d’autore ne ha musicato aspetti e realtà, divenuti poi ricordo, nostalgia, rivoluzione: una “locomotiva lanciata, come fosse cosa viva” (cit. F.Guccini) od anche “il treno corre forte, il treno va lontano e il quadro cambia sempre dietro al finestrino “ (cit. R.Cocciante) ne sono solo qualche melodico esempio.

    Ciò che è stato mito, epopea, mezzo insostituibile di trasporto e nel contempo mezzo di unificazione territoriale, oggi ha mutato natura: la cessazione dei tratti di “lunga & lenta” percorrenza, coast to coast,  ha concluso un’epoca e ne avviato un’altra, frenetica e sfuggevole. E così che il treno ha perso, per sempre, il suo significato simbolico dinanzi all’economia di mercato, travolto da nuove esigenze contabilistiche, dalla logica del profitto.

    Le lunghe tratte ferroviarie (i “sentieri di ferro”) scorrevano lente, collegando l’intero territorio nazionale, dai monti alla pianura, dal mare alle vette. Della magia di tal periplo non resta forse nemmeno l’idea, fiammella di una candela consunta.  Non si potrà più osservare il mutevole paesaggio mentre, affacciati al finestrino, il vento scompiglia i capelli.

    Ci sono eventi che ne cancellano altri, ma la sensazione è che gli ultimi, in ordine di tempo, siano sempre meno vigorosi, emozionalmente più fuggevoli e distratti.

    Il modus vivendi  da assuefatti spettatori  ci sta costando, da un certo punto di vista, ben più delle fluttuazioni  del Pil e dello Spread.

    Non dovremmo sacrificare troppo sull’altare del “profitto”. Non c’è economia, pur florida, che possa compensare i nostri veri bisogni.

    Foss’anche  osservare  il panorama affacciati al finestrino di un treno.

    Masimiliano Barbin Bertorelli

  • Biennale Architettura ospiterà coreografie Concerto Capodanno Venezia 2017

    Biennale Architettura ospiterà coreografie Concerto Capodanno Venezia 2017

    VENEZIA. 25 NOV. E’ la prima volta che la Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia sarà palcoscenico delle coreografie del Concerto di Capodanno di Venezia 2017.

    Le riprese saranno trasmesse nell’ambito del concerto in diretta domenica 1° gennaio 2017 su Raiuno e in molti paesi europei.

    Le coreografie sono di Gianluca Schiavoni, mentre i due primi ballerini sono gli scaligeri Emanuela Montanari e Antonino Sutera, che danzeranno insieme a sedici artisti del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano. Scenario suggestivo saranno gli spazi delle Corderie, Sale d’Armi e Tese dei Soppalchi dell’Arsenale di Venezia. Le coreografie avranno come cornice unica le installazioni della Mostra Reporting From the Front, curata dall’architetto cileno Alejandro Aravena, e il progetto Darzanà: Due Arsenali, Un Vascello, attualmente esposto al Padiglione Turchia (commissario: Istanbul Foundation for Culture and Arts – İKSV). La regia televisiva è di Arnalda Canali.

    Il Concerto verrà eseguito dall’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice diretti da Fabio Luisi e sarà incentrato sul melodramma: i ballerini danzeranno in Mostra su musiche di Giuseppe Verdi e Benjamin Britten.

    FRANCESCA CAMPONERO

    Sito web ufficiale della Biennale Architettura 2016: www.labiennale.org
    Hashtag ufficiale: #BiennaleArchitettura2016

  • Il Nano Morgante | La comprensibilità delle questioni

    Il Nano Morgante | La comprensibilità delle questioni

    GENOVA. 19 NOV. Non è una novità: la comprensione procede passo passo, secondo una logica sommativa ed una progressione graduale: dalle cose più semplici alle più complesse.

    L’affermazione non ha certo l’intento di ridurne la capacità e sminuirne la portata, bensì di sottolineare che, talvolta, illogicamente, le cose più semplici, quelle originarie, tendono a restare fuori dall’uscio,  malgrado compongano il supporto, l’impalcatura atemporale su cui fondare la solidità e l’adeguatezza del proprio presente: il “ponte sospeso” che mette in comunicazione luoghi differenti.

    Pertanto, è tutt’altro che svilente tentare di ri-colmare eventuali elementari lacune, propedeutico mezzo per stringere d’assedio e conquistare posizioni più avanzate, altrimenti irraggiungibili, inavvicinabili.

    D’altronde, basta seguire, almeno in questo caso, il metodo scolastico: dai gradi più elementari di studio ai più avanzati. Senza balzi frettolosi ed avantisti.

    Ed ecco che una certa responsività individuale, una certa reattività vitalistica alle sollecitazioni, rincorrono l’esigenza di di-mostrarsi, a corredo di una dote mnestica che, giorno dopo giorno, pare sconnettersi.

    Considerato che “il pensiero è un’eredità” e confidando in Pascal, col suo  dissacrante “comincia con l’acqua benedetta e finirai col credere”, ne discende l’opportunità di mai sentirsi anonimi nel seguire pedissequamente certi liturgici passaggi.

    In ogni caso,  compete a noi la scelta di compiere o non compiere il balzo, opzionando, se del caso, la linea verticale, nella previsione di atterrare nello stesso identico posto, a prescindere dall’impegno, o l’orizzontale, nella previsione di spostarci dal punto di partenza, in una direzione più o meno casuale o, in ogni caso, dagli esiti ingovernabili.

    L’azione si può tradurre nel constatare che, a parità di sforzo ed impegno, possiamo ottenere risultati (ed occupare luoghi) differenti e dis-locati.

    Ogni azione é giocoforza sempre individuale. Tuttavia gli esiti che imprime non possono ritenersi, se non in apparenza, solo individuali.

    Come che sia, conclusivamente, in tale processo si comprende quanto sia esigenziale acquisire “la capacità di recuperare i concetti di un passato storico in modo tale che essi includano in sé anche il nostro presente modo di pensare” (cit. Gadamer).

    Massimiliano Barbin Bertorelli

  • Nuova legge editoria: quotidiani online hanno riconoscimento giuridico 

    Nuova legge editoria: quotidiani online hanno riconoscimento giuridico 

    ROMA. 18 NOV. E’ entrata in vigore la nuova legge dell’editoria (L. 26 ottobre 2016, n. 198). La riforma, che è stata approvata in via definitiva a fine ottobre dalla Camera dei Deputati, disciplina materie come l’istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e delega il Governo per i decreti attuativi che prevedono anche il sostegno pubblico per il settore dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale.

    Fra le materie oggetto della riforma figura anche la disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

    Un punto atteso della legge riguarda la definizione specifica dei criteri in cui rientra il quotidiano on line, definito tale quando è una “testata giornalistica” con precise caratteristiche, che vanno dalla registrazione al tribunale all’iscrizione del direttore all’ordine dei giornalisti, dalla pubblicazione dei contenuti alla frequenza di aggiornamento.

    «Auspichiamo che il Governo arrivi al più presto ai decreti attuativi -dichiara Marco Giovannelli, presidente dell’Associazione nazionale stampa online – L’aver introdotto il quotidiano online nell’elenco dei prodotti giornalistici è un importante passo avanti; ci auguriamo, però, che non resti un mero atto formale. Questa scelta è importante per molti aspetti. I quotidiani online locali e iperlocali sono sempre più centrali per l’informazione dei cittadini. La legge prevede incentivi e contributi e crediamo sarà realmente innovativo prestare attenzione per la prima volta alle tante realtà editoriali locali, premiando la loro presenza in modo ponderato rispetto ai territori in cui operano. Ci auguriamo che i criteri di scelta dei soggetti venga effettuata su base oggettiva tenendo conto di vari parametri come l’occupazione, il numero dei lettori, l’accessibilità su piattaforme diverse».

  • Bob Dylan non andrà a Stoccolma a ritirare il Nobel

    Bob Dylan non andrà a Stoccolma a ritirare il Nobel

    NEW YORK. 17 NOV. Bob Dylan non andrà a Stoccolma a ritirare il Nobel per la letteratura. Il cantautore ha, infatti, inviato una lettera all’Accademia svedese per comunicare che non potrà andare alla cerimonia prevista a Stoccolma il 10 dicembre.

    Dopo l’assegnazione del riconoscimento, il 13 otobre scorso, la star era stata irreperibile per due settimane e solo dopo una settimana si era deciso ad accettare con una telefonata alla segretaria del premio Nobel.

    Ad annunciarlo l’Accademia di Svezia secondo cui Dylan “ha altri impegni”.

    L’Accademia Svedese afferma di aver ricevuto ieri dall’artista americano una “lettera personale nella quale spiega di non potersi rendere disponibile a raggiungere Stoccolma per accettare il premio”.

    Il Premio Nobel per la letterature: https://it.wikipedia.org/wiki/Premio_Nobel_per_la_letteratura

  • Carmelo Grassi presidente nazionale ARTI

    Carmelo Grassi presidente nazionale ARTI

    ROMA. 14 NOV. Carmelo Grassi è stato eletto ieri sera a Roma, in sede Agis, presidente nazionale dell’ARTI, il nuovo organismo italiano che mette in rete i neonati circuiti multidisciplinari di teatro, musica, danza, festival e reti dei festival. L’Arti, associazione reti teatrali italiane, si sostituisce dunque all’Anart, associazione nazionale attività regionali teatrali, che riuniva gli organismi di promozione e formazione e che già costituiva una rete sul territorio nazionale, adeguando lo statuto dell’associazione alle nuove regole ministeriali che prevedono la possibilità per i circuiti di essere multidisciplinari, introducono nuove tipologie di soggetti ammissibili, regolano criteri e modalità di concessione di contributi destinati dal Fondo Unico per lo Spettacolo.

    L’ARTI, dunque, rappresenterà la distribuzione dello spettacolo dal vivo mettendo in rete tutti gli organismi multidisciplinari (Circuiti, Organismi di distribuzione e programmazione) enti, cioè, che si occupano di teatro di prosa anche d’innovazione infanzia e gioventù, di circo contemporaneo, ma la anche di musica e danza.

    Carmelo Grassi, classe ’54, di Brindisi, già Presidente dal 2003 dell’Anart, è Presidente del Teatro Pubblico Pugliese. Laureato in Giurisprudenza a Siena è ideatore tra l’altro dei progetti “Teatri Abitati-residenze teatrali in Puglia” e “Teatri Storici di Puglia”. Proviene da una famiglia che ha iniziato nel 1919 l’attività di esercizio cinematografico e teatrale. Nell’arco di 35 anni di attività ha organizzato centinaia di eventi e manifestazioni cinematografiche, teatrali e culturali nazionali ed internazionali.

    L’Assemblea Arti lo ha letto ieri sera all’unanimità, con vicepresidente Beatrice Magnolfi, presidenze della Fondazione Toscana spettacolo.

  • Il Nano Morgante | La regola dell’equilibrio permanente

    Il Nano Morgante | La regola dell’equilibrio permanente

    GENOVA. 12 NOV. Non lascia molti dubbi il motivo per cui il solido geometrico della piramide preveda l’ideale collocazione con l’ampia base saldamente appoggiata a terra e la punta in alto.

    Sarebbe difficile immaginare e realizzare tale struttura collocata all’incontrario, a testa in giù, data la materiale difficoltà di fissarne la punta nel terreno e conservarne l’equilibrio, vieppiù con la progressiva estensione dei soprastanti piani.

    Per diretta analogia, anche l’uomo, nell’attribuire a sé ed alle proprie cose il “giusto verso”, deve stare coi piedi ben piantati a terra, su una salda ed estesa base emotiva, su cui sovrapporre, col tempo, i vari “livelli”.

    Tuttavia, nonostante la giusta collocazione, spesso è utopia ottenere una costruzione che mantenga l’equilibrio nel tempo. Facilmente, l’ “edificio”, per sopraelevazioni eccessive e successive, comporterà assestamenti e si produrrà crepe.

    Monitorando il manufatto  in progress, si potrà incorrere, per disassamento da numero forse eccessivo di piani, in insidiose inclinazioni, come nella Torre di Pisa. Od anche in interferenze organizzative di cantiere, come nella biblica Torre di Babele.

    Sia come sia, ogni soprastante “livello” dovrà essere ben collegato e dimensionato al sottostante, con discernimento e senza eccessi narcisistici,  per non squilibrare la struttura e portarla al crollo.

    Oltre tutto, non tutti i materiali a disposizione sono idonei a realizzare un buon “edificio”.

    Diciamo, in sintesi, che, oltre che cercare, è buona regola trovare  “un centro di gravità permanente” (cit. F.Battiato).

    Una “regola” la cui osservanza certamente doterà il nostro tempo di una funzione meno dispersiva e confusa di quella usuale.

    Massimiliano Barbin Bertorelli

  • Il Nano Morgante | La vis comica della ragione

    Il Nano Morgante | La vis comica della ragione

    GENOVA. 5 NOV. Probabilmente, una maggiore fiducia in noi stessi e nelle nostre sensazioni potrebbe riabilitare a pieno titolo e riattivare la smarrita opzione dell’ “intuito”. O viceversa.

    Accorgendoci in tal modo che tale opzione dispone di una visuale panoramica più ampia e nitida rispetto alle potenzialità della ultra celebrata “ragione”.

    E’ pur vero, tuttavia, che la straordinaria ed originaria funzione dell’intuito sconta una progressiva atrofia, causata da un deciso calo di autorevolezza.

    D’altro canto, il deflusso arginato del pensiero ragionevole  trova spesso approdo in sponde aride. Tale manifestazione di sentimenti logori ed insidiati non sempre consente una saggia decifrazione degli eventi.

    L’intuito pare subire le angherie di un tempo, non tanto anagrafico quanto mentale, sempre più sfibrato, dolente, iperteso.

    Non stupisca quindi se capita quel legittimo moto di ammirata incredulità nell’osservare e nel contemplare le “sublimi opere”  realizzate nel passato dal genio umano e se ci espone ad un avvilente raffronto con la pochezza del presente.

    In una sorte di contraddizione estetica, l’uomo contemporaneo non intuisce più come “artista”; né, men che meno, si intuisce come “opera d’arte”.

    Propensione rinunciabile, e nei fatti  rinunciata, a favore di più effimeri, immaginifici  traguardi.  In realtà, auto-afflizione, né più né meno, dequalificazione di intenti e di prospettive.

    Forse andrebbe meglio riassortita la contezza del proprio tempo: lasciar scorrere anche un solo giorno dedicando il pensiero ad un futuro lontano diviene reato morale, inseguimento affannoso e vano.

    Non è dato conoscere le cose come esattamente andranno. Le nostre come quelle altrui. Né mai vi sarà garanzia del risultato atteso: almeno di quello che riteniamo spettarci in proclamazione di una ipotetica, sovraordinata e naturale “giustizia”.

    Per questo occorre preservare con cura una dotazione d’emergenza di illogico ed irragionevole entusiasmo.

    Stante ciò, ribadisco convintamente che un’essenziale virtù umana possa trovare casa nella primigenia e resiliente “intuizione”; nella libertà da una “ragione” imbrigliata da tanti, troppi, sedimentati condizionamenti.

    Non si compone certo nella “ragione” di una biasimevole vanagloria, di una lacerante volontà di possesso; neppure in una compensativa ed accreditante dedizione ego-altruistica.

    Ne esita un principio cardine: la considerazione di sé non può che essere improntata ad un intuitivo criterio di credibilità ed adeguatezza.

    Pena, giocoforza, generare di sé un involontario effetto esilarante, una vis comica,  apparentemente non allineata all’attuale stato di malessere.

    In verità, ottimo stimolo per costituire, buffo  contrappasso, un nuovo impulso alla crescita. Dell’altrui buon umore, quantomeno.

    Massimiliano Barbin Bertorelli