Categoria: Consumatori

  • Cassazione, non si deve comunicare chi guidava se la notifica non è immediata

    Cassazione, non si deve comunicare chi guidava se la notifica non è immediata

    ROMA. 28 DIC. Se l’amministrazione non notifica in modo tempestivo al proprietario del veicolo il verbale per l’infrazione al codice della strada non può poi multarlo perché non ha comunicato alle autorità chi era al volante dell’auto al momento della violazione addebitata, ad esempio l’eccesso di velocità rilevato da strumenti di accertamento elettronico.

    Tale principio emerge dall’ordinanza 26964/16, pubblicata il 23 dicembre dalla sesta sezione civile della Suprema Corte.

    E’ stato, infatti, accolto il ricorso dell’automobilista con lo stop all’ordinanza-ingiunzione notificatagli dalla prefettura per la violazione dell’articolo 126 bis Cds, la disposizione sulla patente a punti che in caso d’inosservanza prevede una sanzione da 284 a 1.133 euro.

    E ciò perché l’ente impositore, ad esempio il Comune, può pretendere che il proprietario del veicolo renda note le generalità del trasgressore soltanto quando notifica in modo tempestivo il verbale di accertamento dell’infrazione sottesa: va infatti dato rilievo «al ridottissimo scarto temporale tra lo spirare del termine di cui all’articolo 201 Cds e la notifica effettiva». Diversamente, come riconoscono gli stessi “Ermellini”, non si può esigere che il titolare del veicolo ricordi chi fosse alla guida dell’auto il giorno in cui la macchina è stata multata.

  • Per ‘rischio strangolamento’, Prénatal ritira cancelletto per bambini  

    Per ‘rischio strangolamento’, Prénatal ritira cancelletto per bambini  

    BRUXELLES. 26 DIC. Il RAPEX (Rapid Alert System for non-food consumer products), il sistema di allerta rapido all’interno della UE sui prodotti di consumo pericolosi, ha annunciato la misura ordinata dalle autorità pubbliche, con Avviso numero: A12/1757/16, del ritiro dal mercato di un articolo di puericultura e attrezzatura per bambini.

    Nello specifico si tratta del cancelletto di sicurezza per bambini “Prénatal traphek hout” della Prénatal modello Minerva 71-102 cm; typenummer: 2-201500705 codice a barre: 8717568073002.

    Sembra infatti che l’articolo metta in pericolo l’incolumità dei bambini. Più precisamente, c’è il pericolo che i bambini rimangano intrappolati con la testa tra le sbarre, che sono troppo larghe, causando difficoltà respiratorie o strangolamento.

    Inoltre, il cancello di sicurezza presenta gli angoli sporgenti dove le vesti di un bambino potrebbero impigliarsi, causando lo strangolamento ed inoltre non è sufficientemente alto: un bambino può salire su di esso e cadere.

    Il richiamo del prodotto è stato avviato in quanto non conforme alla norma tecnica europea EN 1930.

    Alle persone che hanno acquistato questo prodotto si consiglia di sospenderne da subito l’utilizzo e di riportarlo al punto accoglienza del negozio Prénatal di riferimento.

    Il rischio costituito dalla larghezza delle sbarre non è sottovalutabile. Infatti, le aperture tra le barre sono troppo distanziate fra di loro e lo spazio, che c’è tra di esse, è troppo largo.

    Per tale motivo, a rischio è dunque l’incolumità per i bambini di pochi mesi. Mentre giocano, infatti, potrebbero infilare la testa all’interno e rimanerci incastrati rischiando il soffocamento.

    Così come potrebbero incastrarsi anche braccia e gambe o cadere perchè non sufficientemente alto.

  • MPS, risparmiatori non dormono notti tranquille

    MPS, risparmiatori non dormono notti tranquille

    ROMA. 21 DIC. Il governo Gentiloni incassa il via libera di Camera e Senato al “Salvarisparmio”, cioè si spenderanno 20 miliardi di euro per interventi sul sistema bancario italiano.

    Le due Camere, concordi, hanno votato per questo accredito che si andrà a sommare al già alto debito pubblico italiano. Con la votazione favorevole al finanziamento, il titolo del Monte dei Paschi di Siena che, in mattinata, aveva toccato nuovi minimi storici, ha recuperato terreno. Sono attesi in serata i risultati della nuova offerta di conversione agli obbligazionisti retail. Ma lo Stato ha gli strumenti per intervenire?

    Potrebbe nascere una nuova soluzione, cioè un salvataggio tutto a carico di azionisti, obbligazionisti e correntisti. A questo punto sono in molti a chiedersi: chi rischia di più in questo momento? Quali saranno gli scenari dei prossimi giorni e mesi?

    Possiamo dare alcune indicazioni su questo scenario per nulla rassicurante: chi ha una cassetta di sicurezza o è titolari di conto titoli, non corre alcun rischio perché la banca svolge solo il ruolo di custode dei beni o degli investimenti.

    Possiamo dire che titolari di conto corrente sono gli ultimi ad essere coinvolti e lo sarebbero solo nel in cui caso si applicasse il “ bail-in ”, cioè  chi ha depositi sopra i 100 mila euro e, solo per la parte superiore a quella soglia, può rischiare delle perdite.

    Il patrimonio dei fondi è separato da quello dell’istituto, mentre, nel secondo caso, la banca ha solo una delega per la gestione. Non c’è quindi alcun rischio. Qui però le informazioni che possiamo dare sono più preoccupanti e variano anche nel breve periodo.

    Gli obbligazionisti subordinati della banca MPS, tra i titolari di bond, sono invece i clienti più a rischio di perdite. Nel caso in cui la banca dovesse ottenere il salvataggio privato chi convertirà si troverà in mano titoli Mps, esponendosi così alle incertezze sul rilancio della banca, mentre chi non convertirà conserverà le proprie obbligazioni e verrà rimborsato a scadenza.

    Se però, le conversioni fossero più del dovuto risicate, Mps potrebbe non trovare i 5 miliardi necessari per evitare l’intervento dello Stato con il conseguente “burden sarin”. In tal caso i bond subordinati verrebbero convertiti in azioni, purtroppo forzatamente, ma a un rapporto di cambio inferiore a quello offerto dalla banca che darà azioni per un controvalore compreso tra l’85% e il 100% del valore nominale dei bond. Qui c’è il dilemma tra conversione e non conversione di cui sono prigionieri gli obbligazionisti. In caso di “burden sarin” i 40 mila piccoli risparmiatori che hanno sottoscritto oltre 2 miliardi di bond subordinati Mps possono anche sperare in un recupero perdite da parte dello Stato, che dovrà però essere compatibile con le regole europee, ad esempio provando che c’è stato un caso di vendita inadeguata a soggetti che non erano in grado di capire i rischi dei titoli che andavano ad acquistare. Antonio Bovetti

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  • Emissioni: multa da Bruxelles per Ferrari e Aston Martin

    Emissioni: multa da Bruxelles per Ferrari e Aston Martin

    BRUXELLES. 20 DIC. Le auto Ferrari e Aston Martin sono quelle che inquinano ben oltre i limiti previsti dalla legislazione europea. Dovranno pagare una multa, anche se contenuta, per le emissioni eccedenti; lo ha stabilito l’Agenzia europea per l’ambiente nel rapporto annuale sulle emissioni di CO2 delle auto vendute nell’Ue, basato sulle informazioni ricevute dagli Stati e riferite al 2015.

    Questa denuncia si legge nel rapporto di Bruxelles dove si dichiara: “Due costruttori, Aston Martin Lagonda e Ferrari, hanno superato gli obiettivi specifici di emissioni loro assegnati, e dovranno pagare il prezzo delle emissioni eccedenti”.

    In particolare, le emissioni delle Ferrari erano pari a 299,4 g/Km contro i 295 autorizzati, e le Aston Martin 312,2 g/km, mentre il limite era fissato a 310.

    Secondo i calcoli effettuati dall’Agenzia per l’ambiente sulla base delle tabelle contenute nei regolamenti Ue, la multa dovrebbe essere di 410.760 euro per la casa di Maranello e di 33.414 euro per la britannica.

    I costruttori che hanno rispettato i limiti con emissioni particolarmente contenute, l’Agenzia indica le case francesi Peugeot, Citroen e Renault e, a seguire, Toyota, Hyundai e Nissan. ABov.

  • Dieselgate, in Italia si va verso una class action con l’APDEF

    Dieselgate, in Italia si va verso una class action con l’APDEF

    GENOVA. 1 DIC. Ieri sera all’Hotel Savoia si è tenuto un incontro ad opera di APDEF, l’Associazione Europea per la Difesa dei Diritti dei Consumatori finalizzato ad informare ed aiutare le vittime del “dieselgate”, lo scandalo delle emissioni truccate, che coinvolge oltre 700.000 proprietari di auto in tutta Italia.

    Mentre negli Stati Uniti la querelle avanza spedita dopo l’accordo da 14,7 miliardi di dollari con le autorità governative, in Europa si procede a rilento. Infatti su un totale di circa 8,5 milioni di vetture solo il 10% è stato richiamato per la riparazione e in Italia le cose non vanno di certo meglio. L’Antitrust ha sanzionato il costruttore tedesco per soli 5 milioni di euro, mentre il primo rapporto del Ministero delle Infrastrutture non ha chiarito definitivamente la presenza o meno dei dispositivi illegali sulle auto analizzate.

    Durante l’incontro, il Presidente e fondatore di APDEF , l’avv. Francesc G. Rafanell, l’avv. Irena Saba, responsabile APDEF Italia e l’avv. Valentina Lugarà referente APDEF Genova hanno spiegato ai consumatori genovesi quali siano le “armi” in loro possesso per potersi rivalere sul costruttore tedesco in sede civile e penale, illustrando oltre alle azioni singole attuabili, l’adozione della class action:

    “Le possibilità concrete di poter ottenere un risarcimento non mancano – commenta Francesc Garcia Rafanell, presidente e fondatore di APDEF – infatti, abbiamo ottenuto, lo scorso ottobre, una vittoria storica a Valladolid, in Spagna: il giudice ha condannato VW a pagare, a un nostro assistito, un risarcimento pari al 10% del valore del veicolo al momento dell’acquisto, per la precisione 5.006 euro, più le spese giudiziarie. Questa è una sentenza storica che apre un precedente molto importante anche per l’Italia”.

    “Ovviamente oltre alla domanda di risarcimento danni – continua Rafanell – si può scegliere di sostituire il veicolo o si può richiedere l’annullamento e/o la risoluzione dell’acquisto dell’auto, questo comporta la restituzione della stessa da parte del proprietario, che riceverà in cambio l’importo in denaro corrispondente, ma sarà risarcito anche del valore affettivo, nonché degli interessi legali.”

    “In aggiunta alle possibilità di indennizzo con azioni singole stiamo valutando – spiega Francesc Garcia Rafanell, presidente e fondatore di APDEF – un’ulteriore soluzione che tenga in considerazione la class action. Infatti, riunendo un grande numero di iscritti, si riescono ad abbassare i costi i istruttoria fino a soli 100 euro e, come è avvenuto in Spagna e Francia, la stessa Volkswagen è più propensa ad ascoltarci. Chiediamo per questo la massima partecipazione alle nostre riunioni, così da essere sempre di più e sempre più forti nei confronti dell’azienda”.

    “In ultimo raccomandiamo a tutti i proprietari dei veicoli coinvolti di non portare assolutamente l’auto a far riparare, la sostituzione del software, infatti – conclude l’avv. Rafanell – potrebbe portare a un malfunzionamento della vettura.”

    Maggiori informazioni si possono avere contattando il numero unico nazionale + 39 3917547650 o scrivendo all’indirizzo email: [email protected].

  • Cassazione respinge come inammissibile ricorso Codacons contro referendum

    Cassazione respinge come inammissibile ricorso Codacons contro referendum

    ROMA. 28 NOV. Le Sezioni unite della Cassazione hanno respinto come inammissibile il ricorso del Codacons contro il quesito referendario e l’ordinanza dell’Ufficio centrale per il referendum.

    Tale ordinanza – hanno stabilito le Sezioni unite – non ha natura di atto giurisdizionale e quindi non può essere impugnata per via giurisdizionale, “men che mai dinanzi alla corte di Cassazione” di cui l’Ufficio per il referendum “costituisce un’articolazione interna”, si legge nella sentenza.

    La Corte costituzionale ha convocato una camera di consiglio straordinaria per esaminare un’istanza proveniente sempre dal Codacons e relativa al referendum.

    Il Codacons chiede di sollevare un conflitto d’attribuzione di fronte alla Consulta tra l’Ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione e i cittadini elettori rappresentati dal Codacons.

    La Consulta deve ora verificare in via urgente se il conflitto sia ammissibile.

  • Vetro nello stracchino Granarolo, ritirato dai market lotto Z6326Y

    Vetro nello stracchino Granarolo, ritirato dai market lotto Z6326Y

    BOLOGNA. 28 NOV. Per la presenza di pezzi di vetro nello stracchino cremoso Granarolo Auchan e Simply hanno richiamato le confezioni da 170 grammi che fanno parte del lotto numero Z6326Y e con scadenza minima dell’11 dicembre 2016 prodotto da Granarolo S.p.A. di Bologna.

    Le catene della grande distribuzione raccomandano ai clienti di non consumare il prodotto di tale lotto e di riportare al punto vendita per il cambio o il rimborso.

    Tutti gli altri prodotti Granarolo presenti sugli scaffali si possono consumare tranquillamente.

    Non si sa quali altre catene di supermercati sono interessate.

  • Presunte Sim false, Telecom Italia assolta

    Presunte Sim false, Telecom Italia assolta

    MILANO. 26 NOV. Telecom Italia e 75 persone sono state assolte dai giudici del Tribunale di Milano “per non aver commesso il fatto”, nell’ambito del processo su una presunta truffa sulle sim card tra il 2007 e il 2009. Tra i 75 assolti, in buona parte sono ex-dipendenti Telecom e gestori di punti vendita Tim erano stati rinviati a giudizio assieme alla società nel 2014.

    Nell’accusa si dichiarava che oltre 500mila schede sim sarebbero state false perché intestate a persone inesistenti o inconsapevoli. Perciò le accuse erano di associazione a delinquere (solo per i dipendenti Telecom), finalizzata alla ricettazione di schede sim e documenti d’identità (intestati a persone mai esistite o inconsapevoli) e falso in relazione, oltre agli stessi documenti di identità, ai contratti di attivazione delle schede e alle dichiarazioni di liberatoria per il trattamento dei dati personali.

    Gli ex dipendenti Telecom, secondo la ricostruzione di inquirenti e investigatori, avrebbero preso accordi con i gestori dei punti vendita incriminati per permettere la compilazione di falsi contratti e, quindi, attivare illecitamente la scheda sim. I primi avrebbero ottenuto bonus e incentivi per via dell’incremento di schede messe in circolazione, e i dealer il guadagno sul prezzo lievitato per il “servizio” aggiuntivo offerto.

    Telecom era stata indagata per non avere adottato modelli di prevenzione dei reati da parte dei responsabili del canale etnico e per non avere vigilato sulla correttezza del lavoro dei dipendenti. Un impianto accusatorio, quello sostenuto dalla Procura, che non ha retto al giudizio del Tribunale milanese.

    Il colosso tlc, che si era costituita anche parte civile nel procedimento, era stata rinviata a giudizio in base alla legge 231 sulla responsabilità delle aziende per i reati commessi dai propri dipendenti. La procura, nella richiesta di rinvio a giudizio, stimava 130 milioni di euro di profitti illeciti per la società e un ammontare di 503.663 schede fasulle. ABov

  • Togliere le unghie ai gatti, nel New Jersey verrà bandito

    Togliere le unghie ai gatti, nel New Jersey verrà bandito

    TRENTON. 21 NOV. Secondo quanto riportano alcuni giornali un gatto domestico su quattro negli Stati Uniti era stato mutilato delle proprie unghie per volontà dei padroni.

    Gli animalisti a proposito avevano fatto innumerevoli battaglie anche contro veterinari più volti al proprio interesse che al benessere degli animali.

    Ma, ora, il New Jersey sta per diventare il primo stato americano a bandire il cosiddetto “declawing”, ovvero la deungulazione.

    Una commissione legislativa ha approvato una norma per impedire l’esercizio della professione ai veterinari che praticano la deungulazione, definita come un “atto criminale di crudeltà sugli animali”.

    In questo modo se la legge verrà approvata dall’assemblea di Stato veterinari e proprietari responsabili delle mutilazioni verranno puniti con sei mesi di prigione e una multa di mille dollari.

    Per diversi anni molti veterinari hanno sostenuto che privare i gatti dei loro artigli non avrebbe avuto conseguenze e hanno consigliato la mutilazione insieme alle prime vaccinazioni o alla sterilizzazione.

    Diversi, invece, gli studi che hanno accertato che privando il gatto dei suoi artigli non solo gli si infliggono inutili sofferenze nell’immediato, sarebbe come asportare la prima falange ad un essere umano, ma gli si imponfgono conseguenze permanenti sulla sua mobilità e sulla postura, perché gli provoca dolori articolari che aumentano con l’età.

    La legge all’esame nel New Jersey continua comunque a sollevare polemiche. Sono molti i veterinari negli States che appoggiano apertamente la mutilazione, argomentando che per molti gatti è l’unica soluzione per evitare l’abbandono o la soppressione.

    In Europa sono numerosi gli Stati che hanno applicato le norme Ue contro la crudeltà sugli animali e vietato la deungulazione.

    In Italia la norma recita espressamente che è vietato “effettuare interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia o finalizzati ad altri scopi non terapeutici, quali il taglio della coda, delle orecchie, la recisione delle corde vocali e l’asportazione delle unghie e dei denti”. Questo però non ha evitato abusi e le associazioni animaliste denunciano che anche nel nostro Paese la deungulazione viene richiesta da alcuni proprietari di animali che trovano veterinari compiacenti.

  • Ecco i contatori intelligenti: più servizi ma i costi salgono

    Ecco i contatori intelligenti: più servizi ma i costi salgono

    ROMA. 16 NOV. Enel sta per sostituire 33 milioni di contatori elettrici. I nuovi contatori, in sostituzione di quelli installati dal 2001 in poi, saranno cambiati a partire dal 2017 per adeguarci alle ultime tecnologie (2G, seconda generazione) e velocizzare i controlli da parte dell’utente.

    Non si tratta di un intervento di pura manutenzione, anche se Enel dice che questi contatori sono giunti al termine della loro vita utile, ci sono difatti specifici motivi per i quali si procederà al cambio. Nel fare i lavori di sostituzione l’Enel poserà anche i cavi di comunicazione per attuare il progetto di portare la banda ultralarga, su fibra ottica in ogni abitazione, poi le varie compagnie di telecomunicazione provvederanno a fornire il servizio nelle città italiane, che cablate.

    Le nuove tariffe previste insieme all’attivazione dei nuovi contatori, nell’aumentare i costi fissi e diminuire i costi del consumo, potrebbero svantaggiare di fatto chi consuma di meno e favorire chi invece ha un consumo maggiore. Dal 2018, inoltre, scomparirà la tariffa di maggior tutela, le persone potranno dunque scegliere liberamente tra le offerte messe a disposizione dai vari operatori.

    Inoltre, questo sarà il costo più criticato dal consumatore, l’installazione del nuovo contatore sarà a carico del consumatore, benché si tratti di un processo obbligatorio. Se non saranno cambiate le normative in questi mesi, il prezzo dell’installazione verrà aggiunto proprio a quello dei consumi; i costi di installazione saranno suddivisi sulle bollette delle famiglie interessate, per un aumento che può andare dai 70 euro ai 110€ a famiglia, questo aggravio di costi si avrà solo nel 2017.

    Il Ministero del Tesoro, azionista di riferimento di Enel, ha ovviamente dato la propria disponibilità a realizzare una rete in fibra ottica. La cablatura dell’ intero Paese è un business enorme: solo Telecom, ad esempio, prevede di investire oltre 3,6 miliardi nei prossimi tre anni per lo sviluppo della banda ultralarga, dobbiamo anche dire, che il piano di sostituzioni dei contatori potrebbe accelerare il processo di digitalizzazione del Paese.

    Qualche mese fa Patrizia Grieco, presidente dell’ Enel, intervistata da un giornalista di Rai 2 sul ruolo della società elettrica nel dossier della banda larga, ha ribadito che «il gruppo non diventerà un nuovo operatore. Approfittiamo del fatto che andremo a sostituire i vecchi contatori con quelli di nuova generazione, avendo una rete capillare e ci limiteremo a fare una infrastruttura aperta a tutti gli operatori delle Tlc. ˗ Ha anche puntualizzato ˗ abbiamo colloqui in corso con Vodafone e Wind e anche con Telecom per fare in modo che sia sfruttata da questi operatori». ABov.